martedì, Aprile 23, 2024
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Sandro Mazzola: “Inter-Napoli, quanti rischi. Occhio al Verona, fenomeno Totti”

di Raffaele Guida (Maidirecalcio.com)

In esclusiva per Mai dire Calcio, vi presentiamo un’intervista a Sandro Mazzola, uno dei più forti calciatori italiani di tutti i tempi, diventato poi dirigente sportivo e commentatore televisivo. La sua opinione sulla sfida tra Inter-Napoli, il futuro di Walter Mazzarri e infine una chicca in esclusiva sullo scudetto dell’Inter nella stagione 79/80.

Come vede la sfida tra Inter-Napoli, due squadre che fino a questo momento non hanno rispettato le attese, e chi rischia di più in caso di sconfitta?

E’ una bella lotta stabilire chi rischia di più tra le due squadre. A mio parere è una sfida alla pari senza favorite. Chi perde può seriamente vedere complicarsi la rincorsa al  terzo posto quindi per me sono sullo stesso piano di rischio.

Un suo parere sul momento stagionale dell’Inter. Come spiega le due clamorose sconfitte con Cagliari e Fiorentina, in virtù dell’incoraggiante avvio di stagione, come nel roboante 7-0 con il Sassuolo?

Le sconfitte così pesanti sono un vero mistero, si può perdere quelle due partite ma non prendendo così tanti gol. E’ una questione di entrare in campo fisicamente ma non essere con la testa sul terreno di gioco. E’ una cosa che va’ al di là dell’aspetto tecnico perché è impossibile perdere con quei passivi così netti.

La società nerazzurra in queste settimana ha dato piena fiducia a Mazzarri, allontanando ogni voce di esonero. In caso di un nuovo fallimento con il Napoli, pensa sia arrivato il momento anche di un cambio modulo?

Se dovesse arrivare un’altra sconfitta bisogna assolutamente cambiare. Dopo il terzo risultato di un certo tipo cambiare vorrebbe dire soprattutto dare alla squadra la convinzione di poter fare meglio. Se continui con quel modulo i giocatori entrano in campo e penseranno “Oh Mamma mia”.  In caso di sconfitta bisognerebbe per forza cambiare.

La sua carriera, da calciatore prima e dirigente poi, è stata profondamente segnata dalla famiglia Moratti. Cosa pensa del cambio societario e che futuro vede per l’Inter con la presidenza Thohir?

Bisogna dare tempo a Thohir per fargli capire cosa significa fare calcio in Italia e soprattutto cosa vuol dire essere all’Inter. Il fatto che Moratti ha lasciato, nonostante ora sia comunque vicino alla società, mi è dispiaciuto molto perché sono legato alla storia dell’Inter con la sua famiglia.

Uno sguardo sulla serie A, la lotta scudetto e una possibile sorpresa del campionato italiano.

Secondo me c’è una squadra che sta facendo un ottimo calcio, questa ormai è la seconda stagione, ed è il Verona. Per come giocano, dal punto di vista della compattezza, della corsa ma anche tecnicamente, non sarei sorpreso di vedere la squadre di Mandorlini in zona Uefa a fine campionato. Per lo scudetto sarà un duello esclusivo tra Juventus-Roma, senza possibilità per le altre di insinuarsi tra le due.

Totti, grazie al gol contro il Manchester City, è diventato il giocatore più maturo a mettere a segno una rete in Champions League. In molti lo hanno definito il miglior giocatore di tutti i tempi del calcio italiano. Cosa pensa lei del capitano giallorosso, è d’accordo con questa incoronazione?

Totti è senza alcun dubbio uno dei calciatori più forti della storia del calcio italiano, tra i primissimi. Ho un bel ricordo legato a lui perché lo vidi per la prima volta tanti anni fa a Coverciano in Nazionale Under16. Non lo conoscevo ancora e ricordo che al termine dell’allenamento ci fu una sfida punizioni e rigori. Volli subito sapere chi fosse quel ragazzo. Già a quell’età faceva delle cose incredibili, era diverso da tutti gli altri. La sua carriera poi l’ha dimostrato.

Dopo la splendida carriera da calciatore, ha ricoperto il ruolo di dirigente e commentatore sportivo.  Fra questi tre ruoli che l’hanno legata al mondo del calcio, qual è uno dei ricordi più belli?

Uno dei ricordi più belli della mia intera carriera calcistica è arrivato in veste di dirigente. Alla fine degli anni 70’ fui nominato Amministratore delegato dell’Inter. Feci un programma di ringiovanimento che in tre stagioni doveva portare alla conquista dello scudetto. Il primo anno (77/78) riuscimmo a vincere la Coppa Italia, ma sembrava che non interessasse a nessuno. Il secondo anno (78/79) andammo così così con un quarto posto in campionato.  Poi arrivò la stagione 79/80: partiamo molto bene in campionato ma poi lasciamo qualche punto di troppo per strada. A tre giornate dal termine ospitiamo a San Siro la Roma, con un pareggio diventiamo aritmeticamente Campioni d’Italia. Nel primo tempo siamo sotto per 2-1, e io decido di scendere negli spogliatoi per parlare alla squadra. Torno al mio posto sugli spalti e incontro il giornalista Franco Mentana, il padre di Enrico. C’era un bel rapporto tra di noi, perché avevamo cominciato insieme, io come riserva dell’Inter e lui come giornalista ancora poco conosciuto. Ai tempi lui aveva un “scassatissima” vecchia macchina con cui veniva a vedere gli allenamenti a Linate e noi calciatori cercavamo sempre di andare via con lui per risparmiare i soldi del tram. Durante l’intervallo della partita mi dice di non fumare più le sigarette e mi diede metà del suo sigaro. Secondo lui così avremmo potuto vincere la partita. Torno al mio posto ma faccio fatica ad accendere il sigaro, mi sembrava una cosa da vecchio.  Nel finale di partita mi rassegno e tento anche questa cosa. Come lo accesi Mozzini andò in gol, pareggiamo la partita e conquistammo lo Scudetto”.

fonte: Maidirecalcio.com

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