di Vincenzo Godino (Maidirecalcio.com)
Se abbiamo inseguito il sogno di diventare giornalisti sportivi, lo dobbiamo anche a loro. A uomini appassionati e seri, competenti e precisi. Ma spesse volte cordiali o addirittura simpatici, dall’aura familiare e amica. Sono quelli che noi chiamiamo ‘maestri’. I nostri maestri, appunto. I modelli che generazioni di giovani cronisti ammirano, pur non avendoli mai uditi dal vivo, se non grazie a quel web che tutto conserva del passato. Un passato nel quale, laddove TV e telematica non avevano ancora invaso il campo, c’era la cara, vecchia radio, il mezzo da cui ogni domenica pomeriggio gracchiavano le voci inconfondibili diTutto il calcio minuto per minuto. Voci come quella di chi, dal leggendario studio RAI di Corso Sempione a Milano, comandava le operazioni con pazienza e bonaria autorità: lo storico conduttore della trasmissione Roberto Bortoluzzi.
Originario di Portici, ove nasce il 28 gennaio 1921, Bortoluzzi è figlio di un ingegnere-architetto, progettista proprio della sede milanese dell’EIAR. Un destino quasi da predestinato per il giovane Roberto che, dopo aver voluto intraprendere una carriera da ufficiale di Marina, si dedica al giornalismo e nel 1944 diventa speaker e curatore di diversi servizi per il Giornale Radio. Mantenendo il ruolo anche nel dopoguerra, entra a far parte della redazione sportiva seguendo i Mondiali di calcio in Svizzera nel 1954 come inviato, insieme a Vittorio Veltroni, Guglielmo Moretti e altri. Una bella squadra, quella, composta anche da un vecchio leone come Nicolò Carosio e da un allora giovane Nando Martellini. Proprio con questi ultimi due Bortoluzzi condivide quello che a metà anni ’50 è l’embrione di Tutto il calcio: mentre Carosio e Martellini raccontano gli eventi da due campi collegati, a fine trasmissione lui fornisce i risultati definitivi della giornata. E in quel momento l’idea vincente viene proprio a Moretti, ispiratosi al programma radiofonico francese Sports et musique: ossia, collegamenti da più di due campi per i soli secondi tempi, con contemporanei aggiornamenti da studio in merito alle altre partite. Dopo alcuni esperimenti, Tutto il calcio parte il 10 gennaio 1960: mentre Nicolò Carosio, Enrico Ameri e Andrea Boscione sono collegati da Milano, Bologna e Alessandria, Bortoluzzi li ‘governa’ dallo storico studio di Corso Sempione, coordinando gli interventi e annunciando i risultati delle altre sfide con un simpatico ‘vocione’ che, da allora in poi, entrerà nelle case degli italiani per ben 28 anni di fila! Tutte le domeniche, da quel 10 gennaio 1960 fino al 17 maggio 1987, dopo l’uccellino della RAI, lo spot dei brandy Stock ’84 e l’annuncio della trasmissione, ecco un attacco forte e perentorio, indelebile nella memoria degli appassionati: “Gentili ascoltatori, buongiorno! Dallo studio centrale, Roberto Bortoluzzi! Stiamo per collegarci con i seguenti campi: …” e lì poi partiva la sequenza degli stadi collegati. A cui seguiva un’altra sequenza, anche questa incancellabile fino almeno a metà anni ’80: “Ai microfoni (o anche “Ai posti microfonici”: che tempi!) i colleghi Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Alfredo Provenzali, Claudio Ferretti, Beppe Viola, Piero Pasini, Ezio Luzzi …” eccetera, eccetera …