venerdì, Marzo 29, 2024
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Pendolaria 2016, l’inferno dei viaggiatori: Circumvesuviana tra le linee peggiori d’Italia

Ci sono la Roma-Ostia Lido e la Circumvesuviana a guidare, anche quest’anno, la poco onorevole classifica delle 10 peggiori tratte ferroviarie in Italia. Guasti tecnici, ritardi, sovraffollamento mettono alla dura prova, ogni giorno, quei milioni di cittadini che utilizzano il treno per raggiungere il luogo di lavoro o studio.

E mentre cresce l’offerta del servizio ad alta velocità (+276% dal 2007 sulla Roma-Milano), le condizioni in molti casi continuano a peggiorare per chi si muove sulla rete secondaria, sugli intercity e sui regionali dove invece si sono ridotti i treni (in 15 Regioni) o sono state aumentate le tariffe (in 16 Regioni). Complessivamente, dal 2010 a oggi, si stimano tagli nel servizio ferroviario regionalepari al 6,5% e negli intercity del 19,7%. Servizio migliorato solo in poche regioni (il caso migliore è la Provincia di Bolzano), in tutte le altre la situazione resta la stessa, se non peggiore.

A fotografare la situazione è Legambiente che lancia la campagna Pendolaria, con una prima analisi della situazione del trasporto ferroviario pendolare. L’analisi dei finanziamenti e dei processi organizzativi verranno invece presentati insieme con il rapporto completo a gennaio 2017.

Peggio di tutte fa la Roma-Ostia Lido, linea suburbana gestita da Atac che dovrebbe soddisfare la domanda di circa 100.000 studenti e lavoratori che ogni giorno fanno i conti con corse che saltano e continui ritardi, in assenza di un’adeguata informazione agli utenti. I circa 28 km tra la stazione di Porta San Paolo e Ostia Lido vengono coperti con lentezza esasperante da treni vecchi (spesso di oltre 20 anni), sovraffollati, privi di aria condizionata d’estate o riscaldamento d’inverno. Biglietterie solo nel 21,4% dei casi; personale ferroviario assente o saltuario nel 78,6%; tabelloni elettronici degli orari guasti nell’85,7% dei casi.

Ritardi all’ordine del giorno lungo la Circumvesuviana, che collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per 142 km distribuiti su 6 linee e 96 stazioni. Fino al 2003, assicurava più di 500 corse al giorno; oggi i numeri sono dimezzati. Salvo guasti, viaggiano 56 treni, ma ne occorrerebbero almeno 70 per garantire un servizio dignitoso. Crollo di utenti per l’Eav (Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania NordEst): dai 40 milioni del 2010 ai 27 milioni sulla Circumvesuviana; da 20 a 11 milioni quelli della Sepsa (Cumana e Circumflegrea); da 67 milioni a 40 quelli di MetroCampania Nordest.

Al terzo posto nella classifica delle linee peggiori c’è la Reggio Calabria-Taranto: solo 4 collegamenti al giorno da Reggio a Taranto, per una durata minima di 6 ore e 15 minuti, ma con tre cambi e un tratto in pullman. Molti tagli (20% dal 2010) e cancellazioni (2 intercity, 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali).

Al quarto posto c’è la Messina-Catania-Siracusa. Su questa linea negli ultimi 15 anni i treni si sono ridotti del 41% e viaggiano meno veloci. Grave è anche lo stato di degrado delle stazioni. La Cremona-Brescia occupa il quinto posto grazie a treni più lenti oggi di 15 anni fa (34 minuti nel 2002, 58 oggi), ritardi, soppressioni, carrozze sovraffollate, disagi dovuti allo spostamento del sottopasso di Brescia per i lavori dell’alta velocità. Materiale rotabile tra i più vecchi (treni con 25-30 anni di età) e servizio ancora parzialmente effettuato da automotrici diesel.

La Pescara-Roma è al sesto posto. Ogni giorno il numero di pullman è tre volte quello dei treni e su gomma si viaggia più veloci e più comodi con collegamenti che vanno dalla mattina presto alla sera tardi. La linea avrebbe bisogno di investimenti per velocizzare i collegamenti, visto che solo 15 km su 240 sono a doppio binario. Con il nuovo orario sono stati inseriti dei treni Jazz per velocizzare gli spostamenti, ma l’offerta vale solo per i pendolari che da Pescara vanno verso Roma la mattina e tornano la sera, e non viceversa.

Al settimo posto, i collegamenti per Casale Monferrato, con la linea per Vercelli e quella per Mortara, chiuse a seguito dei tagli decisi dalla Regione Piemonte. Fino a pochi anni fa, da Casale Monferrato si poteva andare a Vercelli in 18 minuti e a Mortara in 25 minuti, con diversi collegamenti giornalieri. Oggi ci vogliono fino a due ore.

Ottavo posto per la tratta Bari-Martina Franca-Taranto, colpa della lentezza dei treni (41 km/h) e del binario singolo per gran parte della tratta, circolazione ridotta, continui guasti, sovraffollamento e informazione inadeguata. Al nono posto, i 52 km a binario unico della Treviso-Portogruaro utilizzata soprattutto dagli studenti e dagli utenti dell’Ospedale Riabilitativo di Motta di Livenza. Negli ultimi mesi i servizi su questa linea hanno subìto un graduale peggioramento, con forte riduzione dei convogli soprattutto nel pomeriggio, e uso di mezzi vecchi (almeno 35 anni) con velocità media di soli 50 km/h.

Infine, la Genova-Acqui Terme, 46 km a binario unico che hanno subito forti tagli, con ritardi cronici dovuti a problemi durante l’attraversamento dei passaggi a livello, ai lavori di potenziamento della stazione di Rossiglione e quelli tra Genova Brignole e Genova Principe.

Nel complesso, in Italia sono quasi 3.300 ogni giorno i treni del servizio regionale. Il 69% dei treni in circolazione supera i 15 anni d’età, con differenze marcate tra le regioni del centro-nord e quelle del sud. Nel dettaglio, la regione con la più alta età media dei treni è l’Abruzzo, con 24,1 anni di età seguito dalla Basilicata con una età media dei treni di 23,3 anni e dalla Sicilia, con 23,2.

L’età media nazionale è pari a 17,2 anni, migliorata rispetto allo scorso anno (era 18,6), per gli investimenti di alcune Regioni, per i nuovi contratti di servizio con Trenitalia che prevedono la sostituzione di 450 treni e, in alcuni casi, per la dismissione di quelli più vecchi (Puglia e Lombardia).

Per i prossimi anni non sono previsti finanziamenti atti ad aumentare i treni in circolazione, con la conseguenza che nelle tratte non ad Alta Velocità si rischiano ulteriori tagli nel servizio. Inoltre, secondo Legambiente, occorre garantire gli stessi standard di sicurezza e qualità su tutte le linee del Paese. Quello che il drammatico incidente del 12 luglio, tra Andria e Corato, ha evidenziato è che tra le diverse linee ferroviarie regionali in Italia esistono situazioni molto diverse anche in termini di sicurezza.

Se la prima decisione che il Governo ha preso, di avere un’unica Agenzia per la sicurezza con gli stessi e più stringenti standard, va nella direzione giusta ora, per Legambiente, bisogna garantire la stessa qualità del servizio in tutta Italia.

E quando si hanno situazioni come quelle delle linee Roma-Ostia Lido o Roma-Viterbo gestite da Atac, delle linee Circumvesuviana, Cumana e Circumflegrea, Alifana gestite da Eav in Campania, su cui viaggiano ogni giorno quasi 300mila persone in situazioni inaccettabili, è evidente che occorra cambiare quanto prima.

Per Legambiente occorre quanto prima trasferire la gestione delle infrastrutture regionali a Rfi, per realizzare subito investimenti in sicurezza e efficienza delle linee, e poi affidare il servizio attraverso gare europee per garantire i diritti di chi ogni giorno prende il treno a Roma o Napoli come in tutte le altre città italiane.

IL FOCUS SULLA CIRCUMVESUVIANA –  Da anni la Circumvesuviana rappresenta la vergogna della mobilità in Campania. Eppure questa ferrovia collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per circa 142 km (distribuiti su 6 linee e 96 stazioni) che si sviluppano intorno al Vesuvio, sia lungo la direttrice costiera verso Sorrento, sia sul versante interno alle pendici del Monte Somma, fino a raggiungere Nola, Baiano e l’Agro nocerino-sarnese. L’utente medio della “Circum” ormai non fa più caso ai ritardi. La speranza, piuttosto, è che la corsa non rientri tra le diverse centinaia cancellate ogni anno. E una volta  saliti  a  bordo  non  resta  che sperare di poter proseguire fino alla meta senza intoppi. Non è detto poi che i probabili guasti al materiale rotabile o i blocchi alla fatiscente rete di trasporto siano il peggio che possa capitare. Perché, tra incidenti o principi di incendi, scippi, aggressioni, intimidazioni, finestrini presi a sassate, controllori impotenti che rischiano di essere pestati a sangue per aver banalmente chiesto il biglietto o intimato di non fumare a bordo, il viaggio può trasformarsi in un inferno. Fino al 2003 la Circumvesuviana assicurava più di 500 corse al giorno, oggi i numeri sono dimezzati. Questo perché fino al 2010 i treni in circolazione erano 94 poi si è assistito ad una lenta ed inesorabile parabola discendente. Allo stato attuale, salvo guasti, viaggiano 56 treni, ma ne occorrerebbero almeno 70 per garantire un servizio dignitoso ai pendolari, costretti ancora a viaggiare ammassati.

Ma da disastro è la situazione complessiva dell’Eav, l’holding – con socio unico la Regione Campania – dove nel 2013 sono confluite Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Metrocampania NordEst. Il crollo del numero dei viaggiatori è lo specchio della crisi in cui versa un’azienda che gestisce una buona parte del trasporto pubblico su ferro in regione: secondo i dati della società nel 2010 erano 40 milioni gli utenti della Circumvesuviana, crollati ora a 27 milioni; quelli della Sepsa (Cumana e Circumflegrea) sono passati da 20 milioni a 11; quelli di MetroCampania Nordest, da 67 milioni a circa 40. Qualche buona notizia sembrano arrivare dal decreto fiscale che contiene lo stanziamento di circa 600 milioni da destinare alla Regione per il pagamento dei debiti pregressi di Eav. Secondo gli annunci della Regione, la flotta della Circumvesuviana sarà ampliata con la messa in esercizio di 21 dei 26 treni Metrostars (frutto di una commessa del 2004 e terminata nel 2015, ma già oggetto di manutenzione per difetti di progettazione che ne impedivano l’utilizzo). Sono inoltre partite altre due commesse (con EuroMaint e TFA) per il revamping di 37 treni che dovrebbero arrivare da marzo 2017. Altri investimenti sono previsti per la sicurezza e la manutenzione della rete ferroviaria anche per le altre linee gestite da Eav. L’azienda, inoltre, in questo ultimo anno ha provato a rispondere contrastando il fenomeno dell’evasione tariffaria, altro grande problema, intensificando i controlli. Quasi tutte le stazioni però restano prive di tornelli e il controllo è affidato agli stessi lavoratori che lamentano rischi per la sicurezza, viste le continue aggressioni subite.

Doveroso ricordare la situazione della ferrovia Alifana,  lunga  circa  80 km, spesso protagonista di numerose lamentele da parte dei pendolari, a causa di molteplici ritardi, soppressione di corse, ma soprattutto per la precarietà dei mezzi su cui viaggiano, caratterizzati dall’assenza di aria condizionata d’estate, da sediolini e carrozze antiquate e da uno scarso servizio di pulizia. Si tratta di una linea su cui viaggiano convogli diesel anche se da diversi anni l’opera di  elettrificazione  è praticamente finita. Al momento attuale la gestione di EAV (Ente Autonomo Volturno) vede l’utilizzo di 8 treni, mentre le corse sono assenti nei giorni festivi in quanto sostituite con bus. Anche in questo caso potrebbero arrivare buone notizie con l’acquisto di 3 nuovi treni diesel per l’Alifana deliberato dalla Regione a Giugno.

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