giovedì, Aprile 18, 2024
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Insultare su Facebook è diffamazione, Cassazione rinvia a processo maresciallo Gdf per commento su collega

fb_tribunaleROMA- Insultare su Facebook costituisce reato di diffamazione. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, specificando che anche se nell’insulto non si fanno nomi, ma la persona diffamata è identificabile, e se può essere letto da una cerchia anche ristretta di ‘amici’, è considerato comunque diffamazione.
La Corte di Cassazione ha con questa motivazione rinviato a nuovo processo un maresciallo della Guardia di Finanza che sul suo profilo aveva scritto: “Attualmente defenestrato a causa dell’arrivo di collega sommamente raccomandato e leccaculo”, per poi aggiungere commenti volgari sulla moglie del collega. In primo grado condannato e assolto in  secondo grado l’uomo, denunciato da chi si era riconosciuto nella frase, eora dovrà affrontare nuovamente il processo.
 La prima sezione penale della Cassazione (sentenza 16712) ha riconosciuto come la frase fosse “ampiamente accessibile, essendo indicata sul profilo e l’identificazione della persona offesa favorita dall’avverbio “attualmente” riferita alla funzione di comando rivestita. Tra l’altro “il reato di diffamazione non richiede il dolo specifico” ma la “consapevolezza di pronunciare una frase lesiva dell’altrui reputazione e la volontà che la frase venga a conoscenza anche soltanto di due persone”.
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