mercoledì, Aprile 24, 2024
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Non paga creditori, sequestro da un milione a imprenditore nolano: 4 denunciati

NOLA- I finanzieri del comando provinciale Napoli, su disposizione della procura della repubblica presso il tribunale di Nola, hanno sequestrato beni per circa 1 milione di euro ad una imprenditrice di Nola coinvolta in una procedura fallimentare iniziata nel 2013, conclusasi senza il pagamento dei debiti accumulati. La donna è titolare di uno stabilimento a Scisciano, precedentemente la sede era a Somma VesuvianaIl risultato di servizio delle Fiamme gialle scaturisce da una più complessa attività d’indagine condotta su alcune anomale procedure fallimentari. infatti, società apparentemente sane e dotate di solide strutture logistiche a pochi mesi dalla dichiarazione di fallimento risultavano prive di beni per risarcire i creditori. In particolare, militari della compagnia di Nola hanno dimostrato che poco prima di dichiarare il fallimento il rappresentante legale della società distraeva beni strumentali trasferendoli ad una nuova realtà imprenditoriale consentendo agli indagati di proseguire lo svolgimento dell’attività di lavanderia industriale in violazione delle regole di concorrenza del mercato. Ad usufruire dei vantaggiosi servizi aziende ospedaliere locali ed una nota compagnia di navigazione. Quattro responsabili sono stati denunciati alla locale autorità giudiziaria per violazione dei reati fallimentari. I denunciati sono l’imprenditrice, il padre che gestiva la società fallita e due soci che avrebbero favorito il meccanismo fraudolento.

IL MECCANISMO- Secondo quanto accertato dai militari della Guardia di Finanza di Nola, lo stratagemma usato dagli indagati per eludere il Fisco e l’Authority sulla concorrenza era tanto semplice quanto efficace. La società “madre” era in fallimento, ma onde evitare il passaggio dei beni al curatore fallimentare- al quale compete principlamente ripianare i debiti coi creditori mettendo in liquidazione la società- trasferivano i beni attraverso una vendita simulata ad altre società apparentemente scollegate con quella principale. Si trattava di società del settore della lavanderia industriale, che grazie ai cospicui trasferimenti ottenuti dalla società fallita riuscivano ad inserirsi da subito sul mercato in posizione prevalente. In sostanza, ottenendo la vendita dei beni, riuscivano ad imporsi rispetto alle concorrenti che invece non disponevano di liquidità tali da favorire prezzi utili ad aggiudicarsi bandi di gara. In questo modo, le società foraggiate dai denunciati vincevano appalti su appalti sia nel settore ospedaliero che in quello della navigazione. Il meccanismo consentiva agli indagati di arricchirsi spiazzando il mercato, di non pagare i creditori sottraendosi alla curatela e di sfuggire alle maglie del Fisco.

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