giovedì, Aprile 25, 2024
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Storie campane: il sindaco sfratta la Soprintendenza ed occupa l’anfiteatro romano

Lo striscione affisso dinanzi l'anfiteatro di Avella
Lo striscione affisso dinanzi l’anfiteatro di Avella

(di Bianca Bianco) Avella è un comune di 7mila abitanti in provincia di Avellino, ma a pochissimi km da Nola. Ha un patrimonio archeologico di livello mondiale: in un piccolo fazzoletto di territorio ci sono un anfiteatro romano, un castello di epoca normanna, mausolei funerari unici in Italia, sette preziose chiese e tanto altro. Ha i suoi problemi. L’abusivismo edilizio che ha fagocitato parte delle sue bellezze, l’abbandono di alcune zone, la presenza di discariche abusive, una pianificazione culturale ed urbanistica carenti rispetto ai tesori che custodisce. In questo piccolo paese metà d’Irpinia, metà dell’area nolana, da qualche giorno il sindaco Domenico Biancardi ha dichiarato guerra alla Soprintendenza che da trenta anni gestisce i siti di interesse storico-archeologico. E le ha intimato lo sfratto “perché non fa nulla per il paese” e, sottintende il primo cittadino, di fatto “scrocca” l’affitto al Comune da tre decenni senza offrire alcun servizio.

Una storia deprimente. Le ragioni di questa guerra sono soprattutto economiche. L’ente comunale sta organizzando un cartellone di eventi per l’estate, alcuni dei quali da svolgersi nell’anfiteatro. I due dipendenti della Soprintendenza però si sono “messi di traverso” insieme ai sindacati chiedendo di essere pagati per le ore di lavoro in più svolte nel corso delle manifestazioni. Di qui la levata di scudi di Biancardi: “Pagare questi operai mi costerebbe 1500 euro per quattro giorni, non ce la facciamo a sostenere queste spese”. Ma l’indignazione e la rabbia della fascia tricolore sono altre: “Perché solo ad Avella succede questo? In tutta Italia le Soprintendenze stipulano protocolli coi Comuni per offrire l’apertura e la fruizione dei siti archeologici per brevi periodi gratuitamente. Cosa costa all’ente stipulare questo accordo?”. Secondo Biancardi si privano i cittadini di un bene dalla straordinaria bellezza: “Sono stanco- conclude- di dovere lottare per promuovere il mio territorio perché questa Soprintendenza non fa niente da 30 anni”.

L’epilogo (per adesso) di questa storia, è stata l’intimazione di sfratto che il Comune ha rivolto alla Soprintendenza, che ora dovrà cercare altrove un immobile per i propri uffici. Ma si preannunciano altre iniziative. Il Comitato civico Piazza Convento ha affisso un manifesto dinanzi l’anfiteatro: “La cultura non si paga”, e si parla di occupare il sito archeologico se la situazione non si sbloccherà.

Mentre la guerra di nervi va avanti, la storia di Avella continua a restare nel dimenticatoio.

 

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