venerdì, Aprile 19, 2024
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Zolfino, casomuscio e pere e palomma: i tesori della terra nolana

fagiolo-zolfino-02VISCIANO- Agro Nolano isola quasi felice del settore agroalimentare. Non sono tanti i pericoli di sofisticazione e falsificazione alimentare, e regge, sebbene tra enormi difficoltà, il settore imprenditoriale legato alla trasformazione dei prodotti della terra. Non ci sono stati mai casi eclatanti di frode alimentare, se si eccettua il caso recente (e richiamato in un altro articolo) del provolone al gusto di vernice o i costanti controlli sulla panificazione abusiva. Tutto sommato la situazione è sotto controllo, ed anche la camorra (i Russo, i Di Domenico, oggi la Nan) se ha messo le mani sui supermercati, ha lasciato quasi intatto il settore agroalimentare. “Non c’è allarme- spiega Nicola Ricci, sindacalista del Flai Cgil Napoli, responsabile per l’area nolana e vesuviana- Le industrie che si occupano di trasformazione alimentare sono sindacalizzate, cioè c’è la presenza dei sindacati che monitorano le condizioni degli operai ma anche le certificazione di qualità e il rispetto dei disciplinari, perché ogni irregolarità si trasforma in problemi per i dipendenti e quindi in crisi per l’azienda”. Massimo controllo, dunque: “Sì, e infatti le aziende che ancora resistono sul nostro territorio hanno alti standard qualitativi”. Non c’è sofisticazione, mentre per la falsificazione dei prodotti il problema non sussiste: “No- continua Ricci- perché l’area nolana di fatto non ha marchi di qualità sui suoi prodotti. E questo se da un lato argina la falsificazione dei prodotti, dall’altra però impedisce il salto di qualità”. Un salto di qualità che mancherà fino a quando non ci sarà una strategia seria di rilancio del prodotto made in Nolano: “Un prodotto che non esiste più- ci spiega Gianluca Napolitano di Slow Food-, perché l’agricoltura è ai minimi termini e sopravvive solo l’industria alimentare”. E infatti giace in un cassetto della regione il progetto per dare il marchio di qualità al nocciolo di Rocca e Comiziano: “Ma la monocoltura del nocciolo è sofferente- continua Napolitano- attaccata dai prezzi più bassi, nonostante la più scadente qualità, delle nocciole turche”. Eppure ci sono dei prodotti che meriterebbero maggiore valorizzazione, come il ‘casomuscio’ del Vallo di Lauro, del quale sono rimasti solo due pastori a tenere in vita la produzione. Oppure il pregiatissimo (e costosissimo) fagiolo zolfino di Visciano, che ormai è coltivato da pochi, venduto a peso d’oro, ricercatissimo ma prodotto di nicchia, senza distribuzione. Per la trasformazione, dopo la fine del pastificio Russo ci riprova il Mulino Falco di Piazzolla, che ha lanciato due nuovi tipi di pasta (di cui uno trafilato al bronzo). L’unico prodotto che verrà ‘marchiato’ sarà il vino dei Camaldoli di Nola. Sull’Eremo c’è l’unico vigneto sopravvissuto nell’Agro, produce falangina e pere e palomma e forse ad ottobre entrerà nella guida Slow Wine. Un bel riconoscimento, ma ancora troppo poco.

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