di Nello Lauro (Il Mattino)
CICCIANO- C’era una volta un pastificio che produceva pasta e faceva crescere generazioni. C’era una volta un biscottificio che sfornava dolci e leccornie per il palato dei più piccini. Il tutto nel cuore di Cicciano. In via Nola. Nel pastificio Russo. Quello che tutti in città chiamavano e continuano a chiamare il Mulino. Un simbolo per la Cicciano degli anni ruggenti e del boom economico. Oggi tutto è cambiato. Ora quello stabile è diventato un mostro che genera polvere e da alcuni giorni topi. Di ogni dimensione. Una situazione borderline che ha fatto scattare l’allarme igiene in tutta la città. Lettere, denunce, esposti, telefonate, segnalazioni: molti residenti hanno contattato i rappresentanti Comune e Asl Na3 per presentare il caso. Un’invasione quella dei roditori che sta preoccupando e non poco: oltre a rosicchiare cibi e piante in giardini e scantinati, sono state danneggiate anche porte e finestre di diverse abitazioni nel pieno centro storico. La causa del problema è da ricercare all’interno dello storico opificio di via Nola: una superficie di 19000 metri quadrati (5000 scoperti) dove ci sarebbero ancora alcuni residui alimentari in silos tuttora presenti nella parte nord della struttura che giustificherebbero la presenza e il proliferarsi di tanti roditori in un ambiente ormai abbandonato e in disuso da anni e che è diventato, a tutti gli effetti, una nursery per i ratti. “E’ vero – dice preoccupato un professionista che abita a pochi metri dai silos – ho trovato alcuni topi nelle trappole del mio giardino e altri li ho visti “sfilare” sui muri delle abitazioni vicine. E’ veramente assurdo, invadono le case e incutono paura, non solo ai bambini, per come sono grandi. Prima lasciavamo le porte aperte, ora abbiamo tutto chiuso e sigillato anche di giorno per evitare queste sgradevoli incursioni”. I vertici del Comune, con il sindaco Raffaele Arvonio e il delegato all’Ambiente Aniello Pizza, hanno contattato la curatela che gestisce le sorti dell’ex pastificio fondato da Carmine Russo nell’Ottocento: “Il curatore fallimentare è arrivato subito a Cicciano – dice il primo cittadino – e ha provveduto anche a disporre una prima derattizzazione, ora aspettiamo che ci sia pure una seconda fase che possa far cessare l’allarme”. Ma a preoccupare è pure quella struttura sempre meno simbolo e sempre più rudere pericolante al centro città a rischio crolli e caduta di altro materiale da tetti e finestre flagellate dal maltempo: “E’ vero – continua Arvonio – abbiamo contattato professionisti locali per cercare di trovare insieme al curatore fallimentare del Pastificio Russo una situazione che possa essere attuabile da subito. Così non si può andare avanti”. Anche per evitare che la storia non diventi un incubo. Una storia quella del pastificio Russo cominciata nel 1880 dall’intraprendenza della omonima famiglia ciccianese. Nel 1927 la prima produzione di pasta artigianale con un trend di crescita costante che ha fatto affermare il marchio in Campania, in Italia e nel mondo. Nel 1948 anche la produzione artigianale e poi industriale di biscotti. Nel 2001 lo storico passaggio dalla famiglia Russo al gruppo Maione: ma dopo un iniziale incremento delle vendite arriva il progressivo declino; a luglio 2009 il Tribunale di Napoli decretò il fallimento per un indebitamento di 39 milioni di euro. Nel 2012 il doloroso acquisto del marchio da parte del pastificio Garofalo (per 1,1 milioni di euro) che ha segnato la fine di un’epoca, la fine del sogno ciccianese. Ora al centro della città un’insegna ingiallita, il simbolo di una Cicciano che non c’è più.
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