giovedì, Aprile 18, 2024
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Luigi Vecchione, il mecenate (quasi) dimenticato

di Bianca Bianco

“Se ne è andato un grande”. A dirmelo è un amico nolano. Parla di Luigi Vecchione, il decano della cultura locale scomparso ieri e i cui funerali sono stati celebrati stamane. Pur non essendo nata né avendo mai abitato a Nola, conosco la fama del professore e concordo con la stringata ma significativa frase del mio interlocutore. Come può essere definito un uomo che ha donato 20mila libri, la sua biblioteca, alla sua comunità? Come può altrimenti essere indicato un giornalista, scrittore, mecenate così prolifico e che ha voluto condividere con i suoi concittadini un patrimonio culturale immenso senza un briciolo di egoismo? Un grande.

E’ con queste premesse che abbiamo atteso, finora invano, una dichiarazione ufficiale dell’amministrazione comunale. Un ricordo, un commiato, due parole per riconoscere al professor Vecchione i suoi meriti verso Nola. Un virgolettato di gratitudine. Un sussulto di riconoscenza. Una dimostrazione ufficiale che avrebbe palesato il dolore della comunità e delle sue istituzioni, sicuri come siamo che la solidarietà umana alla famiglia è stata già espressa in forma privata e con la presenza ai funerali.

C’è ancora tempo per rimediare,  dedicando dueparoledue ad un uomo che ha dato lustro alla città nelle sue tante sfumature culturali.

Se non lo si vorrà fare (ed è legittimo), ci saranno altre strade per ricordare Luigi Vecchione. Intitolargli una strada, come qualcuno ha già suggerito. Una piazza, magari. O forse trovare una degna sistemazione al fondo librario che in uno slancio di grandiosa generosità ed amore per il suo popolo ha donato.

Gesti infinitamente piccoli rispetto a quello compiuto dal professore. Eppure tanto importanti in una città che, dopo l’Unesco, ha fatto della cultura il suo marchio.

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