giovedì, Aprile 25, 2024
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Camorra, sequestro da 13 milioni di euro ad ex responsabile ufficio tecnico Casal di Principe

CASAL DI PRINCIPE- La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli sta completando l’esecuzione di un Provvedimento di sequestro beni e consistenze economiche, emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Napoli e del Direttore della Dia. Il valore dei beni in sequestro è stimato in circa 13 milioni di euro.
I beni sottoposti a sequestro sono riconducibili all’ex responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale di Casal di Principe, l’ingegnere Nicola Di Caterino, amministratore di fatto della Vian s.r.l., coinvolto nelle vicende che ruotano intorno alla realizzazione dell’erigendo centro commerciale “Il Principe” in Madonna di Briano frazione del comune di Casal di Principe (Caserta) ad opera della predetta società ed alle consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio comunale del 27 e 28 maggio 2007.
L’attività – si legge nel comunicato della Dia-  si inquadra nell’ambito della strategia investigativa avente come obiettivo la sistematica aggressione dei patrimoni illecitamente costituiti da parte di persone appartenenti ad organizzazioni camorristiche ed il provvedimento ablativo scaturisce da precedenti indagini svolte dalla DIA con il coordinamento di questa DDA conclusesi con l’esecuzione di una ordinanza cautelare a carico di 57 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo camorristico, estorsione, turbativa delle operazioni di voto mediante corruzione e/o concussioni elettorali, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, riciclaggio, reimpiego di capitali di illecita provenienza ed altro, reati tutti aggravati dalla finalità di aver agevolato il clan “dei casalesi”.
Tale attività aveva disvelato gli intrecci tra il ceto politico di Casal di Principe e Pala militare e imprenditoriale dal clan “dei casalesi”, fazione Schiavone e Bidognetti. Di Caterino, nell’ambito dell’ indagine, è ritenuto quale concorrente esterno all’organizzazione camorrista perché, in qualità di imprenditore e faccendiere, aveva fornito un contributo stabile nel settore dell’acquisizione e gestione degli appalti, nonché nelle forniture e, più in generale, nelle attività di reinvestimento del sodalizio. L’indagine aveva altresì svelato come operazione relativa alla costruzione del mega centro commerciale aveva goduto del favore di esponenti politici di rilievo locale e nazionale, (proprio grazie all’ingegnere Di Caterino), che per la realizzazione dello stesso avevano previsto un investimento pari a circa 43 milioni di euro a carico degli imprenditori coinvolti dell’operazione”.
L’ingegnere – secondoquanto riportato dagli inquirenti – grazie alle sue amicizie ed alla parentela con il Sindaco di Casal di Principe, Cristiano Cipriano, aveva stabilito un valido contatto con politici di livello nazionale ed aveva dimostrato, in qualità di titolare di fatto dell’intero progetto, che gli interessi diretti nella realizzazione dell’opera erano riconducibili al clan “dei casalesi”.
Il collegamento con il clan era avvenuto tramite Di Caterino ed i cognati Cipriano Cristiano e Luigi Corvino che, all’esito delle consultazioni del maggio 2007, la cui legittimità era risultata gravemente inficiata da una serie di brogli organizzati su larga scala, erano stati nominati Sindaco e consigliere comunale di Casal di Principe, riportando un’ampia affermazione elettorale alla quale significativamente aveva contribuito la leva rappresentata dalla promessa di posti di lavoro, apparsa tanto più credibile alla pubblica opinione dal fittizio avvio del cantiere, reso possibile dall’impiego di fondi concessi ad imprenditori frusinati da esponenti della criminalità locale a tassi usurai.
Ad esemplificare la rilevanza del progetto, va evidenziato che a regime il solo centro commerciale avrebbe occupato, nelle previsioni, ben 476 unità lavorative, senza considerare che gran parte delle opere edificatorie sarebbero state cedute in sub appalto ad imprenditori locali così come tutte le ulteriori attività di servizio (trasporti, manutenzione, guardiania,etc.) inevitabilmente indotte dal nuovo insediamento commerciale.

La Dia ha sottposto a sequestro due aziende, un immobile a Castelvolturno, 3 moto e 6 rapporti finanziari. 

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