La stazione di Baiano
La stazione di Baiano

di Bianca Bianco (Il Mattino)

Sono le 15 di un giorno che nessuno dimenticherà mai a Baiano. Un Metrostar ferma la sua corsa sui binari della stazione della Circumvesuviana nel silenzio della banchina. E’ domenica e non ci sono passeggeri, solo Vincenzo, Raffaele e Corrado, i tre dipendenti di turno. Vincenzo il macchinista apre le porte delle carrozze su entrambi i lati e passa in rassegna ogni vagone. Si sofferma sugli ultimi posti della carrozza 203, quella di coda, perché nota una busta della spesa. Pensa al solito pacco dimenticato e da smistare in deposito, e invece vede spuntare il viso di un neonato. Inizia così la storia di Carmine Francesco, il trovatello della stazione di Baiano. Da un sacchetto sporco all’incubatrice dell’ospedale “Moscati” di Avellino, infine in una culla del reparto di Neonatologia  che diventerà la sua casa per diciotto giorni. Oggi Carmine Francesco è stretto dall’abbraccio di una famiglia vera, ma per due settimane e tre giorni si è cercata la sua mamma naturale, quella che- ormai ne sono certi gli inquirenti- lo ha abbandonato sotto un sediolino del Metrostar. Una donna di circa trent’anni, forse nordafricana, col capo velato da un hijab ed una tunica nera su abiti occidentali. Un’ombra apparsa sui fotogrammi della videosorveglianza interna del treno e scomparsa nel nulla nonostante l’accanita ricerca e le indagini dei carabinieri della Compagnia di Baiano, coordinate dalla Procura della Repubblica di Avellino. I suoi spostamenti, i suoi gesti, la sua freddezza sono stati ricostruiti in ogni minimo dettaglio. Alle 13,38 di domenica 16 marzo  è salita su un Etr 839 diretto a Baiano nella stazione di Parco Piemonte, pochi chilometri prima di Pomigliano. Il circuito chiuso del Metrostar la immortala mentre sceglie il posto e posa la busta col bimbo in alto, sul portapacchi. E’ sola e prosegue il viaggio per quaranta minuti. Arrivata ad Avella, la fermata precedente il capolinea di Baiano, prende la busta e la poggia sotto il sediolino. Poi scende lasciando il piccolo da solo nel brevissimo viaggio verso l’ultima stazione. Sa che sarà ritrovato. Nei fotogrammi sembra tranquilla, quasi fredda. Ma chi le stacca il biglietto di ritorno, l’addetto della Circum di Avella, la descrive scossa e tremante mentre paga un euro e trenta il tagliando che la allontanerà per sempre dal suo bambino. Dice che deve andare a Cicciano, ma alle 15,10 prende lo stesso Metrostar dell’andata e scende alla stazione di Piazza Garibaldi a Napoli. Qui, poco prima delle 17,  si perde nel caos della metropoli, a trenta chilometri di distanza da suo figlio che già da due ore è al caldo ed al sicuro. Lontano da lei.