giovedì, Marzo 28, 2024
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Mozzarella Dop adulterata, 13 arresti e sequestro caseificio

CASERTA – Latte vaccino mischiato al latte di bufala e partite di latte e di cagliata, spesso scadenti, provenienti dall’esterno; il tutto fregiandosi del marchio Dop riservato alla mozzarella di bufala campana. E’ quanto emerso dall’indagine coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere che ha portato questa mattina all’esecuzione, da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Caserta, di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di 13 indagati, gravemente indiziati dei reati di associazione a delinquere, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, commercio di sostanze alimentari nocive e smaltimento illecito di rifiuti. Le indagini si sono concentrate sul caseificio Cantile di Sparanise e sono scattate a seguito di un incidente sul lavoro avvenuto il 20 febbraio 2011, nel corso del quale un operaio perse le dita di una mano. L’incidente, segnalato dalla società Cantile come fortuito, nascondeva invece la manomissione di un macchinario, dal quale, al fine di aumentare la produzione, erano stati eliminati i sistemi di sicurezza per gli operatori. Il gip ha provveduto ad applicare il sequestro preventivo dell’intera azienda del caseificio Cantile, nonché dei vari punti vendita. “Un’autentica associazione per delinquere” con al vertice Guido Cantile, ‘dominus’ della società Cantile srl, uno dei più importanti caseifici produttori di mozzarella di bufala campana Dop del Casertano, e i suoi due figli, Pasquale e Luigiantonio, che si avvalevano del fattivo contributo di alcuni dipendenti e alcuni collaboratori dell’azienda. Il tutto con la complicità e connivenza di veterinari dell’Asl. E’ quanto emerso dalle indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere, secondo cui l’organizzazione “aveva realizzato un sistema ben collaudato negli anni, che le ha consentito di raggiungere importanti traguardi economici a discapito delle più elementari norme di sicurezza dei lavoratori e di tutela della salute pubblica”. Di quanto emerso dalle indagini, scrive il procuratore agguinto Raffaella Capasso, “si sono rese conto anche importanti catene di distribuzione estere e, in particolare, francesi (Auchan e Monoprix) rifornite dal caseificio Cantile”. Il caseificio provvedeva all’accaparramento anche dall’estero di partite di latte e di cagliata, spesso molto scadenti: dalle indagini è emerso come i Cantile, per il tramite di società di comodo (soprattutto la Planet Group srl) acquistavano abitualmente quote di latte e cagliata proveniente da Francia, Polonia e Ungheria, che facevano risultare di provenienza italiana alterandone i documenti di trasporto. Il latte e le materie prime acquistate inoltre non venivano sottoposte ad adeguato autocontrollo sanitario, grazie all acompiacenza delle due biologhe dipendenti del caseificio, così come prescritto dalla normativa di settore, ma venivano impiegati nel ciclo produttivo (anche del prodotto Dop) e, a volte, quando erano in eccesso, rivenduti a terzi, benché alterati. “Eloquenti”, scrive il procuratore aggiunto, “appaiono gli esiti dei controlli effettuati a campione sul latte giacente presso i silos del caseificio, dai quali si è potuto evincere la sussistenza di una carica batterica notevolmente superiore (anche fino a oltre 2mila volte) rispetto a quella consentita dalla normativa vigente, e tale da far ritenere il prodotto finale addirittura potenzialmente nocivo per la salute pubblica”. “Appare inquietante – scrive ancora il procuratore aggiunto Raffaella Capasso – il proposito di Pasquale Cantile, evidenziato da conversazioni telefoniche, di utilizzare un concime chimico impiegato in agricoltura, l’urea, per far aumentare la carica proteica del latte e migliorarne così la resa, in modo cioè da aumentare il quantitativo di prodotto realizzato con la medesima quantità di materia prima”. Il tutto nonostante lo stesso Cantile, sottolinea il procuratore agguinto, “sapesse che l’urea utilizzata in mangimi somministrati alle bufale ne aveva provocato il decesso”. Altre illecità riscontrate dalla polizia giudiziaria attengono allo smaltimento dei rifiuti prodotti dal caseificio. I Cantile, è emerso dalle indagini, smaltivano i residui della lavorazione dei prodotti caseari (siero e fanghi) scaricandoli, grazie a dei bypass, negli impianti fognari o nei condotti che conducono ai fiumi. Malgrado scoperti, hanno reiterato la condotta “con pervicacia degna di miglior causa”. L’indagine ha fatto infine emergere “un quadro di rapporti fra controllori e controllati assolutamente inquietante, in virtù dei quali i due funzionari dell’Asl coinvolti non solo preannunciavano i loro controlli, ma preavvisavano i Cantile anche delle visite ispettive da parte di organi diversi (ad esempio il controllo da parte della Commissione Europea) e addirittura partecipavano a riunioni che si tenevano presso il caseificio, aventi lo scopo di ovviare agli inconvenienti presenti nella struttura”. (adnkronos)

 

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