venerdì, Aprile 26, 2024
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Mondiali in Brasile, l’urlo di un paese indignato

di Stefano Mastini (MaiDireCalcio)

Maggio è giunto al termine e si porta dietro la stragrande maggioranza delle competizioni stagionali di rilievo. E’ inutile nascondere che ormai il nostro sguardo è proiettato sulla kermesse dei Mondiali in Brasile. Con le sue dodici città impegnate e migliaia di persone concentrate a seguire la realizzazione dell’evento. La macchina dell’”entertainment” si muove nemmeno troppo lentamente, con le sue tappe che vengono regolarmente rispettate e che garantiranno la manifestazione a costo di ultimare lavori e/o cambiamenti all’ultimo minuto.

BRASILE DAI DUE VOLTI Se da un lato ci troveremo ad apprezzare l’evento in sè, comprensivo di strutture di prim’ordine e scatenate trovate pubblicitarie, da un altro dovremmo fare il “callo” a vedere scene di disordini pubblici, tensioni, frizioni sociali e quanto ne conviene. Il tutto magari architettato in maniera quasi “guascona”, con i rivoltosi provenienti dagli indios, e/o di altre etnie, intenti a fronteggiarsi con le forze dell’ordine armati di archi e frecce. Roba da far quasi impallidire, eppure è così. Il malessere evidenziato da questa protesta, attuata in questo periodo contro il Mondiale, non è tesa a denigrare la manifestazione, quanto ad utilizzare il tutto come “cassa di risonanza” per un problema più grave e sommerso che si manifesta da svariato tempo nel paese sudamericano. Una nazione logorata al suo interno da una vera e propria faida tra una classe dirigente abbiente, tesa a mantenere il benessere, e la restante popolazione costretta a vedersi la propria terra invasa da multinazionali, costruzioni, piantagioni. Per non parlare poi del fenomeno della speculazione edilizia nella zona delle grandi città, Rio e Brasilia su tutti, dove intere favelas sono state espropriate per creare infrastrutture moderne, con conseguente malumore popolare.

BRASILE-MANAUS ATTENTI AL FIUME In questi giorni gli scontri che abbiamo raccontato precedentemente hanno bloccato l’esposizione della Coppa del Mondo, ma non è stato il primo episodio di “rabbia” visti negli ultimi tempi. Belo HorizonteManausPorto AlegreRioSan Paoloed ora Brasilia, e il numero rischia di alzarsi, il fenomeno sta infatti diventando “virale”, con proteste che potrebbero farsi ancor più vivide durante lo svolgimento della competizione. Alla situazione, già non ideale, si aggiunge poi la probabile esondazione del Rio Negro, affluente del più famoso Rio delle Amazzoni, che scorre all’interno di Manaus, dove si giocherà Italia-Inghilterra; il fiume avrebbe già superato la soglia di pericolo di 30 metri, e in molti dirigenti brasiliani si sono espressi in merito evidenziando come possano conseguirne altri problemi di ordine pubblico.

BRASILE/MONDIALI/POPOLAZIONE Non perdiamo il senso di noi stessi, troppo ovvio buonismo andrebbe sprecato nel definire il Mondiale come una manifestazione di gioia che dovrebbe unificare le persone, in questo caso la popolazione brasiliana sembra avere dalla sua ragione da vendere, soprattutto dando uno sguardo alla storia passata e alle condizioni di vita che in molti si sono trovati a fronteggiare. Il rischio sarà quello di aver creato un Mondiale/Oasi in pieno deserto, ovviamente riferendosi al “sociale”, che alla lunga potrebbe logorare il tutto, generando un effetto boomerang nei confronti degli stessi organizzatori.

fonte https://www.maidirecalcio.com/2014/05/30/mondiali-in-brasile-lurlo-di-un-paese-indignato.html

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