(di Isabella Savinelli) Omicidi rimasti insoluti, serial killer scovati soltanto dopo l’ennesimo colpo, casi efferati. Lì dove la realtà non arriva ci pensa l’immaginazione a creare un “inferno dantesco” che dia le giuste punizioni ai colpevoli. Ci ha pensato anche Donato Carrisi con “Il tribunale delle anime”, altro successo dopo quello indiscutibile de “Il suggeritore”. Pubblicato nel 2011 da Longanesi, il libro ha tenuto con gli occhi incollati alle pagine e col fiato sospeso migliaia di lettori, ipnotizzati da questo thriller avvincente, enigmatico, con la giusta miscela di mistero e sentimenti, di sacro e profano.
Roma fa da culla alla storia che si svolge nell’arco di cinque giorni con dei flash back fino a un anno prima. Lara è scomparsa e a rapirla probabilmente è stato il serial killer Jeremiah Smith, uno scapolo di mezz’età affetto da solitudine e da immaturità affettiva che rapiva delle donne, le costringeva a stare con lui fino a quando all’affetto malato che si veniva a creare sopraggiungeva la smania di metter loro un coltello in gola. Purtroppo il serial killer in questione è stato ritrovato moribondo in casa sua e ora è in coma. Lavorano al caso Marcus, un uomo che possiede un grande fiuto investigativo ma che è affetto da una forma di amnesia, e la sua guida Clemente. Sandra, invece, è una foto reporter della Scientifica di Milano la cui bravura e prontezza professionale vacillano a causa della morte del marito David sulla quale, dopo aver ricevuto solleciti da Shalber dell’Interpool, decide di indagare. Quando le strade di Marcus e di Sandra si incontrano portano alla luce un mondo oscuro, quello dei penitenzieri, custodi del più vasto archivio criminale del mondo, “il tribunale delle anime”, che hanno il compito di avviare indagini indipendenti su eventi criminosi per allontanare il male. Si aggiungono altri casi, quello di una ragazza uccisa a forbiciate il cui assassino è soprannominato “Figaro” e quello di due ragazzini scomparsi, la consapevolezza che la morte di David è avvenuta perché aveva scoperto un penitenziere, e, intorno a quest’alone di male e oscurità, tutti, tra scoperte e misteri, si adoperano per cercare di ritrovare Lara e per risolvere casi collegati alla sua scomparsa.
“C’è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. È lì che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Noi siamo i guardiani posti a difesa di quel confine. Ma ogni tanto qualcosa riesce a passare.” Questa è la realtà che fa da sfondo al romanzo, una realtà dove il confine tra il male e il bene è sottile e oscuro e pone di continuo i protagonisti sul baratro di un mondo segreto e terribile. Impeccabile lo stile di Donato Carrisi che, con il suo stile macchinoso e geniale, tesse ancora un volta una trama coinvolgente e misteriosa, un rebus crudele e a tratti sentimentalista, mistico e trascendente. A differenza, però, de “Il suggeritore”, compatto, lineare, enigmatico quanto basta per suscitare la giusta dose di interesse e adrenalina, “Il tribunale delle anime” sembra un’esasperazione dello stile Dan Brown: tante piccole storie gialle a scatola cinese girano intorno all’omicidio principale generando un intreccio talmente complesso che in più punti si arriva al limite dello smarrimento e della confusione, a discapito del coinvolgimento. In compenso la tematica è di spessore e forte è l’impatto emotivo: il lettore, chiuso il romanzo, si interrogherà sull’importanza del perdono, rifletterà sull’ineluttabilità della morte e della vendetta e sul fatto che, inevitabilmente, il male generato genera altro male.
TITOLO: Il tribunale delle anime
AUTORE: Donato Carrisi
EDITORE: Longanesi
ANNO: 2011
PAGINE: 462
PREZZO: 18.60€