sabato, Aprile 20, 2024
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‪‎NormanAtlantic‬: la tragedia di Giovanni Rinaldi, il gigante buono di Sirignano

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Giovanni Rinaldi con la moglie
Giovanni Rinaldi con la moglie

SIRIGNANO  (Bianca Bianco) – Un gigante buono inghiottito dal mare. Quel mare che aveva navigato spesso quando col suo camion raggiungeva in traghetto Paesi stranieri per conto della sua azienda, la Eurofish di Volla, in provincia di Napoli. Giovanni Rinaldi, 34 anni,  è una delle tre vittime campane dell’incendio a bordo della Norman Atlantic. Originario di Torre del Greco, da sei anni circa viveva a Sirignano. Un ragazzone alto e grosso, un metro e novanta che si facevano notare; sorriso ampio, indole solare. Non passava inosservato, dice chi lo ha conosciuto,  sebbene il suo mestiere, una professione che spesso aveva definito “troppo dura”, lo portasse via dalla sua casa in via Nazionale delle Puglie per giorni, a volte per settimane. Sotto la palazzina a due piani color crema, al confine tra Sirignano e Mugnano, lungo la statale che taglia in due il Baianese, non c’è nessuno. Le imposte sono chiuse, non ci sono curiosi. Quei pochi che si soffermano a guardare il balcone spoglio della casa in cui Rinaldi ha vissuto sei anni con la moglie Rossella ed i suoi due bambini sono sferzati da un vento gelido. Pochi secondi e scappano via, il palazzo resta testimone muto di una esistenza finita tra le onde gelide di un mare assassino per una tragedia difficile da comprendere. E’ in Comune che c’è chi si ricorda, e bene, di Giovanni Rinaldi. E’ il sindaco di Sirignano Raffaele Colucci, di pochi anni più grande dell’autotrasportatore che definisce “un amico”. Colucci non trattiene l’emozione quando gli si chiede di raccontare questo giovane padre partito il 26 dicembre in aereo per caricare i camion della sua ditta di prodotti ittici e poi tornare in tempo per festeggiare il Capodanno coi suoi: “Ricordo con amarezza il suo bel sorriso, era un ragazzo allegro innamorato della sua famiglia per la quale aveva fatto tanti sacrifici”. Per guadagnarsi da vivere girava l’Europa spesso, troppo spesso, in un tour de force faticosissimo: “Eppure aveva il tempo, quando tornava nei fine settimana, anche di frequentare il paese. Portava i suoi bambini in parrocchia, poi nei giardinetti pubblici, li rendeva partecipi delle attività sportive delle associazioni del posto”. Si era integrato, nonostante le lunghe trasferte all’estero: “Ma una volta mi ha confidato di essere molto stanco- continua Colucci- Avrebbe voluto vedere i suoi ragazzi crescere, ma il lavoro lo teneva lontano dai suoi affetti”. La scelta di lasciare il Vesuviano e trasferirsi con la moglie Rossella a Sirignano non era stata casuale, racconta ancora il primo cittadino: “Volevano un luogo tranquillo in cui educare i bambini, un posto meno caotico delle città del Napoletano. Non aveva fatto i conti col destino…”. Un destino davvero crudele. Dai racconti dei testimoni pare che Giovanni ed i suoi colleghi Carmine Balzano e Michele Liccardo non avrebbero dovuto trovarsi sul Norman Atlantic ma avevano perso la nave precedente. Quando le fiamme si sono sprigionate nei garage dell’imbarcazione sarebbero riusciti a salire su una scialuppa di salvataggio e a chiamare il titolare della loro azienda. La morte sarebbe giunta per ipotermia, forse perché la barca si è ribaltata sospinta dalle onde e dal vento. Una morte straziante, i corpi di due dei tre camionisti sono stati tra i primi recuperati e riconosciuti fotograficamente dai congiunti. La moglie di Giovanni Rossella, dopo avere realizzato la morte del marito ha condiviso il suo dolore su Facebook con un post commovente: “Mio marito lo sento ancora qui con me – ha scritto- e sarà così per sempre”. Anche Sirignano si unirà al dolore dei parenti delle vittime: “Il nostro cordoglio è grande- spiega Colucci-, dichiareremo lutto cittadino ed onoreremo col silenzio il nostro concittadino. Non ci dimenticheremo di lui”.

 

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