venerdì, Marzo 29, 2024
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Americanah, Adichie racconta quell’Africa così simile a noi

Chimamanda Ngozi Adichie
Chimamanda Ngozi Adichie

di Bianca Bianco

L’Africa borghese raccontata all’America ed all’Europa bianche. Chimamanda Ngozi Adichie, astro nascente della letteratura del continente nero amatissima nella sua patria d’adozione- gli Stati uniti- ci prova e ci riesce con  “Americanah”, libro  insignito del prestigioso National Book Critics Circle Award nel 2013. La scrittrice nigeriana, già autrice degli osannati “Ibisco viola” e “Metà di un sole giallo”, intraprende con il suo ultimo lavoro un viaggio tra i pregiudizi razziali e gli abissi culturali tra Continenti sulle ali di una tormentata e romanticissima storia d’amore tra l’America e la Nigeria.

Ifemelu è un’adolescente nigeriana figlia di dipendenti statali che consuma la sua verde età tra le migliori scuole e l’elite giovane di Lagos, caotica capitale dello stato africano. Figlia unica di una madre cattolica fino al fanatismo e di un padre rigido e formale ma buono, vive e soffre in segreto delle alterne stagioni emotive dei suoi genitori ed intreccia una tenerissima storia d’amore con il coetaneo  e compagno di classe Obinze, figlio di una docente universitaria. Un’adolescenza normale, tra studio, feste e primi flirt, inserito però nel caotico contesto della Nigeria della fine degli anni 90, intrappolata tra dittature e burocrazia che rendono il Paese, come dirà uno dei personaggi, “un pantano”. Iscritta all’università, la stessa dell’amato Obinze, Ifemelu si scontra presto con la realtà: impossibile aspirare ad una istruzione universitaria completa e ad un futuro lavorativo sicuro in una nazione in cui per mesi i docenti scioperano. Matura così la scelta di migliaia di altri connazionali: ottiene un visto e si trasferisce negli Stati Uniti dove l’ha preceduta la zia Uji con il figlioletto Dike. L’impatto è durissimo. Giovane e spiantata, trapiantata in una realtà culturale opposta alla sua in cui anche le sue sicurezze linguistiche vengono sgretolate, Ifemelu subisce sulla sua pelle le umiliazioni di appartenere alla casta invisibile degli immigrati con visto a scadenza, le ansie di non riuscire a trovare un lavoro, fino ad annullare se stessa ed il suo corpo pur di galleggiare in quel nuovo mondo. E’ un inferno che durerà poco, dopo il baratro Ifemelu si riscatterà con un lavoro part time che la farà uscire dalla casta degli invisibili e poi con il successo negli studi e nell’amore.

E’ qui che comincia la vera storia americana di Ifemelu. Brillante studentessa e poi blogger di successo che costruirà la sua carriera mediatica indagando sulle profonde ed irreversibili differenze tra Neri Americani e Neri Non Americani e sui conflitti con i bianchi. Matura così la consapevolezza di appartenere ad una razza, pensiero che mai l’aveva sfiorata in Nigeria, e intreccia love story con le riflessioni sulla difficoltà di essere nero negli Stati Uniti. Una epopea personale che va di pari passo con l’ascesa di Barack Obama, primo presidente di colore degli States, e che si dipana tra i salotti intellettuali di Yale e Pricenton. Fino alla svolta.  Dopo tredici anni negli Stati Uniti, ormai cittadina americana integrata seppur fiera di avere conservato l’accento nigeriano, decide di lasciare le sue sicurezze, il successo raggiunto, la stabilità dell’amore con il docente universitario Blaine, per tornare in patria. A far cosa? A costruire daccapo la sua carriera ed a recuperare l’amore mai dimenticato per Obinze. Il resto è il racconto della nuova Ifemelu che ripercorre le strade della sua adolescenza con nuove paure e nuove consapevolezze.

Americanah è una saga personale intensa, che avvince ma soprattutto apre tante finestre su un mondo, quello dell’Africa dell’alta e media borghesia,  poco conosciuto. Non c’è stereotipo che tenga. Non si vedono villaggi polverosi, né impavidi missionari bianchi. Non ci sono bimbi denutriti e l’instabilità politica è solo necessario sfondo al racconto. Il nucleo è la vita di adolescenti e giovani in una Nazione che lotta per uscire dal pantano. La sorpresa, per il lettore, è di scoprirli così identici a noi, ragazzi degli anni 90 e poi giovani precari del nuovo millennio.

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