giovedì, Aprile 25, 2024
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Terra feroce, la Puglia (e l’Italia) di Nicola Lagioia

Nicola Lagioia
Nicola Lagioia

di Bianca Bianco

E’ stato definito “uno dei romanzi italiani più belli degli ultimi dieci anni”. E “La ferocia” di Nicola Lagioia merita il riconoscimento e ne merita molti altri. Il libro del giovane scrittore pugliese, edito da Einaudi e candidato alla cinquina finale del Premio Strega, è infatti un romanzo esemplare: scritto benissimo, si muove tra il giallo e il saggio sociologico attraverso lo stile purissimo e mai ridondante dell’autore (e conduttore di un programma di cultura su Radio Tre).

Le vicende narrate ne “La ferocia” sono ambientate nella Bari “bene”, ma potrebbero essere collocate ovunque in Italia, soprattutto nelle province dopate dalla ricchezza facile e dalla cocaina. Protagonista un famiglia di borghesi arricchiti, i Salvemini. Il padre Vittorio, un disonesto avventuriero che si fa dal nulla con le speculazioni edilizie, trascina nella sua parabola imprenditoriale, nel bene e nel male, la sua famiglia. Una moglie, Annamaria, rancoroso soprammobile, e i quattro figli: Ruggero, Clara, Michele e Gioia. La trama si dipana dalla misteriosa morte di Clara, che nella prima scena è nuda e sanguinante al centro di una strada provinciale e che poi ritroviamo morta “per suicidio”. Una morte misteriosa assorbita quasi con cinismo dai suoi familiari, tranne che da Michele, il ragazzino problematico “salvato” dalla sorella da cui poi si è allontanato. Intorno a Michele ed ai Salvemini, una serie di personaggi squallidi: politici e giudici corrotti e corruttori, mezze figure plasmate dalla cocaina, depravati. Un contorno da commedia grottesca che ricorda quei personaggi cinicamente tragici dei film di Mario Monicelli, in cui spiccano i fratelli Ruggero e Gioia, figurine opache cariche di egocentrismo e anaffettive.  Una fauna di disonesti e amorali che nasconde la verità sulla morte di Clara (donna bellissima ma sprofondata nelle dipendenze) e sui loschi traffici del padre Vittorio. Michele mette le mani nel torbido mondo frequentato da Clara, sul cui sfondo c’è sempre il padre, per risalire ad almeno due verità. Quella sulla fine della sorella e quella sul destino dei Salvemini.

“La ferocia” non è solo un giallo con soluzione finale. La forza del libro sta nello sviscerare i vizi della borghesia provinciale, nel raccontare uno spaccato disumano dell’Italia e nel descrivere il passaggio di testimone tra una vecchia generazione affamata e crudele ad una nuova generazione che non ha più fame ma resta predatrice di debolezze. Una lettura che riempie, talora sconvolge,  fa riflettere. Il libro di Nicola Lagioia va letto come si leggeva Albero Moravia e i suoi indifferenti.

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