giovedì, Marzo 28, 2024
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Camorra, la Cassazione conferma: tre secoli di carcere per il clan Cava

QUINDICI- Trenta anni per Biagio Cava e 21 anni ed 11 mesi per il cugino boss Antonio. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per “Biagino” e leggermente diminuito quella per Ndò ndò. Confermate anche le condanne agli altri 30 imputati del processo al clan Cava iniziato nel 2008 dopo l’esecuzione, da parte della squadra mobile di Avellino, della epocale operazione Tempesta che decapitò il sodalizio di Quindici. La Corte di Cassazione, prima sezione penale, come riporta il quotidiano “Il Mattino”, ha riconosciuto in tutto il lavoro della direzione distrettuale antimafia riconoscendo i Cava come clan di camorra e confermando tutte le condanne al carcere per reati che andavano dall’usura alle estorsioni. L’operazione “Tempesta”  portò, nel giugno del 2008, a 47 arresti scaturiti dopo anni di indagini della polizia irpina coordinate dal pm Troncone poi passata alla procura di Nola. Una operazione storica perché aprì la strada al pentimento di alcuni ex affiliati che sgretolarono il muro di omertà e solidarietà malavitosa che da sempre caratterizzava sia i Cava che i ‘rivali’ Graziano.

Anche quell’operazione della squadra mobile di Avellino ha contribuito a riplasmare il panorama camorrista dell’area nolana, del Baianese e ovviamente del Vallo di Lauro. Mentre i Cava tentavano di ricostituirsi sul territorio dopo gli arresti dei capiclan e il pentimento di alcuni ex fedelissimi, la camorra locale si frammentava dando vita a mille rivoli anche a causa della cattura dei boss Pasquale e Salvatore Russo e poi l’arresto dei Di Domenico.

Prima con l’esperienza- già conclusa- della nuova alleanza nolana che tentò di inserirsi nel giro di piccole grandi estorsioni tra Nolano e Mariglianese, poi con l’avanzata dei Fabbrocino e infine con la nascita di micro clan la cui credibilità va ancora sondata (per esempio il Nuovo ordine di zona nel Baianese) il territorio dell’Agro Nolano è stato oggetto di molteplici spinte criminali sinora arginate anche grazie al lavoro sinergico delle forze dell’ordine e dell’antimafia. Alla luce degli ultimi arresti interni al clan Di Domenico emerge che il lavoro è però ancora lungo per liberare questa area dalla camorra.

 

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