venerdì, Aprile 19, 2024
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Proietti dietro le quinte con Decamerino

“Posso dire che non è un romanzo, non è un saggio e… Che non so che è”. Si chiama “Decamerino. Novelle dietro le quinte” il nuovo libro di Gigi Proietti edito da Rizzoli e dedicato “agli amici sinceri”. Come è sincero da sempre l’attore per il suo pubblico che, a cinquant’anni dall’inizio della sua carriera, continua ad acclamarlo e a applaudirlo. La presentazione del libro, insieme con Walter Veltroni, è diventata un evento per i fan romani che hanno letteralmente riempito la Feltrinelli di via Appia, per ascoltarlo e ridere di gusto. Nel “Decamerino” di Proietti, non ci sono Calandrino o Chichibìo ma i protagonisti sono le persone che hanno condiviso tutto ciò che è accaduto o non è accaduto dietro le quinte di ogni spettacolo, tra una battuta di scena e l’altra: “Sono racconti dal camerino dell’attore – ha spiegato – un luogo più della mente che fisico, dove si fanno progetti, si parla, si canta, ci si concentra, si gioisce, si è tristi. È una fetta di vita fatta di frasi e di stati d’animo”. Il fil rouge, che mette insieme i pensieri arruffati, i sentimenti, gli odori e le piccole ossessioni dietro il sipario, è la storia, raccontata dallo stesso Proietti, di un gruppo di barboni che decidono di mettere in scena una sacra rappresentazione a Roma, in occasione del Giubileo. E “Giubbileo”, con due “b”, è il protagonista della “città invisibile”, quella degli homeless, in cui si inseriscono le battute, i battibecchi fra sarte e attori, i sonetti satirici in romanesco e alcuni pezzi di cronaca, “come la decisione di quel sindaco – racconta Proietti – che voleva cancellare la lupa e S.P.Q.R. a simbolo della città e sostituirli con RoMe&You”. Una città che Gigi Proietti definisce “la sintesi di tutto, delle zozzerie, dei monumenti, delle sincerità”, e che è l’unico scenario possibile di questo libro-spettacolo. “Mi piacerebbe che i lettori – confessa l’attore – immaginassero la mia voce, come se fossi lì a recitarlo”. “La sfida che io e Gigi abbiamo affrontato insieme – ha detto Walter Veltroni – è stata quella di fare in modo che le cose belle arrivassero al maggior numero di romani, senza distinzioni sociali”. L’ex sindaco della capitale ha ricordato quindi la messa in scena e “il successo straordinario” del Don Giovanni a Piazza del Popolo a Roma. Ha ricordato, soprattutto, “quel proiettismo, vale a dire quel grande spirito popolare e quel surrealismo”, che continua a contagiare ogni spettatore, a farlo commuovere e, al tempo stesso, a farlo ridere a perdifiato. (ansa)

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