L’Iva sulla bolletta del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti (la cosiddetta Tia) è illegittima. Lo ha stabilito la Cassazione in una recente sentenza che apre la strada alle richieste di rimborso da parte delle famiglie che finora hanno dovuto pagare anche l’imposta di valore aggiunto sylla tariffa. Le Sezioni Unite della Cassazione con la sentenza numero 5078 dello scorso 16 marzo hanno infatto stabilito che essendo la tassa sui rifiuti già un tributo, ad essa non può applicarsi anche l’Iva che invece si applica in caso di acquisto di beni e servizi. La causa ha avuto inizio a Venezia dove un giudice di pace diede nel 2009 ragione ad un cittadino che ottenne la restituzione di 67 euro e 36 centesimi dalla società che si occupava di risorse idriche ed ambientali e servizi per il comune di Venezia. La somma era restituita in quando Iva non dovuta, più interessi e spese. La società ha fatto ricorso in Cassazione che gli ermellini della Suprema Corte hanno però respinto: la Tia, hanno ribadito i magistrati, ha natura tributaria dunque non può essere assoggettata ad Iva. A questo punto si apre la strada per ottenere il rimborso che la Cgia di Mestre ha calcolato, nel caso il principio fosse applicato da tutte le società, ammontante ad una cifra come un miliardo di euro per le 67mila famiglie coinvolte.
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