venerdì, Aprile 19, 2024
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Nola, impiegati del cimitero davanti al giudice: “Soldi erano regali per lavaggio delle ossa”

NOLA- “Non erano tangenti ma regali dei parenti dei defunti per i nostri servizi extra”. Si sono difesi così, dinanzi il giudice per le indagini preliminari Paola Borrelli, i quattro impiegati del cimitero di Nola indagati per truffa e sottoposti a obbligo di firma e divieto di dimora nella città dei gigli. Emiddio Sicondolfi, Vincenzo Parisi, Onofrio Aruta e Innocenzo Velotto sono stati ascoltati dal gip sui fatti che hanno portato all’ordinanza di custodia nei loro confronti, le presunte “mazzette” ricevute dai congiunti dei defunti per attività come l’esumazione o la tumulazione dei cadaveri. I quattro, chi più chi meno, hanno risposto alle domande dell’inquirente, talora soffermandosi su molti aspetti dell’indagine, come nel caso di Onofrio Aruta (ascoltato per un’ora), in altri casi “limitandosi” a fornire delle precisazioni in merito ai rispettivi ruoli. In tutti i casi gli indagati hanno respinto con veemenza l’accusa di essersi fatti pagare e di avere così frodato il comune di Nola non versando le tariffe dovute per i servizi cimiteriali perché intascate. “Quelle somme- hanno ribadito- erano dei regali per una mansione particolare, quella del lavaggio delle ossa”. L’esumazione dei cadaveri infatti non prevede tecnicamente e secondo i regolamenti cimiteriali questo passaggio del “lavaggio”, ma è tradizione soprattutto nel Sud che i parenti chiedano che i poveri resti del loro congiunto vengano lavati. Ed era questo quello che facevano i dipendenti attuando una pratica totalmente ignorata dal Comune di Nola e ricompensata con regali spontanei, sostengono gli indagati, da parte degli utenti del cimitero cittadino.

Proprio l’aspetto relativo a questo delicato e peculiare passaggio delle esumazioni tirato in ballo durante gli interrogatori è stato uno dei punti clou che ha dato la stura all’intera inchiesta. Quando il dipendente Vincenzo Parisi parla con la polizia e la procura , dà il via ai controlli non solo sulla gestione dei servizi ma anche sull’aspetto igienico sanitario (tant’è che il 16 giugno 2015 arriva il sequestro della sala autoptica). “Il monopolio di Velotti e Sicondolfi- racconta Parisi- concerne anche la manutenzione delle tombe, delle lampade votive, la pulizia dei cadaveri riesumati (…) La pulizia di un cadavere riesumato può essere effettuata esclusivamente da ditta autorizzata per evidenti motivi sanitari…Velotti pulisce le ossa, le fa asciugare all’aria aperta e poi contatta i familiari dopo una quindicina di giorni affinché portino una cassetta di zinco in cui custodirle”. Una situazione promiscua, in cui le ossa giacciono accatastate senza identificazione di appartenenza e provenienti da scavi per fare spazio ad altri interri. Dopo queste dichiarazioni la polizia effettua un blitz nel cimitero e scopre, effettivamente, una situazione al limite nella sala autoptica in cui ci sono addirittura le ossa nelle cassette della frutta. Da qui scatta l’inchiesta e, dieci mesi dopo, le misure contro i dipendenti.

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