venerdì, Marzo 29, 2024
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Scandalo all’ospedale Ruggi D’Aragona: soldi per saltare liste attesa

SALERNO- Scandalo all’ospedale Ruggi D’Aragona di Salerno. Secondo la procura salernitana, un sistema prevedeva che si facessero “salatre” le liste dei malati di tumore in cambio di soldi. Ordinanze  cautelari per medici e dirigenti. Quattro gli indagati: tre medici ai domiciliari per il reato di concussione mentre una quarta persona, accusata di omessa denuncia e abuso d’ufficio, è stata sospesa dall’esercizio di pubblico servizio. Tra i destinatari dei provvedimenti, il primario di neurochirurgia Luciano Brigante, medico 50enne di Avellino, ed il luminare giapponese Fukushima salito nei mesi scorsi alle cronache per una presunta visita medica a Papa Francesco. L’inchiesta è partita dalla denuncia di un parente di una paziente operata alla testa e poi morta: secondo la denuncia prima di essere operata la famiglia aveva dovuto versare una somma di denaro per accelerare i tempi della lista di attesa. Una circostanza odiosa, visto che si parla di malati di malattie oncologiche al cervello, dolorose, quasi sempre senza scampo. Secondo le accuse della Procura i medici effettuavano gli interventi chirurgici in apparente regime di intramoenia, ricorrendo però solo formalmente alla normale procedura di prenotazione e pianificazione dell’intervento, modificando le liste d’attesa, in cambio di soldi. In pratica, secondo i pm, Brigante “utilizzava l’ospedale come una clinica privata”, operando soprattutto malati con breve aspettativa di vita e quindi con l’urgenza di non poter aspettare i tempi delle liste. In più c’era il vantaggio di essere operato direttamente dal primario o da altri medici di grande esperienza, come lo stesso Fukushima, considerato un luminare del settore e titolare del Fukushima Brain Institute di San Rossore di Pisa. Secondo la Procura le ‘mazzette’ andavano da 1500 a 60mila euro per saltare le liste di attesa, i malati erano affetti da metastasi cerebrale, problemi spinali, meningioma, neoplasia cerebrale. Solo in due casi ai pazienti non veniva chiesto soldi: ma non «per premura» del primario, spiega la nota della Procura, ma per l’intervento esterno di alcuni colleghi. Oltre a Brigante e Fukushima ai domiciliari è finito anche l’allievo di quest’ultimo, Gaetano Liberti, di Cascina. Indagata anche Annarita Iannicelli, 48enne salernitana, caposala del reparto di neurochirurgia.

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