venerdì, Aprile 19, 2024
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Forze Armate, medaglia d’onore alla memoria del carabiniere eroe Domenico Serpico

SOMMA VESUVIANA – Nel giorno dell’UnitĂ  Nazionale e delle Forze Armate, è stato il Prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone, con una solenne cerimonia ufficiale, a conferire la medaglia d’onore alla memoria del carabiniere reale Domenico Serpico (Somma Vesuviana  18/07/1918 – Somma Vesuviana 19/11/1988), internato militare italiano nei lager tedeschi dal 1943 al 1945. L’onoreficenza, concessa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata ritirata ieri mattina in Piazza del Plebiscito, a Napoli, dai familiari del soldato accompagnati dal primo cittadino di Somma Vesuviana, Pasquale Piccolo.

LA FAMIGLIA “Ci sentiamo davvero onorati di aver ricevuto questo riconoscimento così  importante e significativo– il commento della nipote Luigia Serpico. Il suo valore è inestimabile per noi che abbiamo vissuto, attraverso mio nonno,  direttamente la sua esperienza, ma anche per tutti quei militari, che come lui,  hanno servito il nostro Paese in un periodo così complicato, senza mai temere  per la loro sorte”.

LA STORIA DI UN EROE – Il carabiniere reale Domenico  Serpico, in forza alla Legione Carabinieri  Reali Palermo,  fu catturato dalle Forze Armate Tedesche nei Balcani, ex  Jugoslavia,  il 9 settembre 1943 e deportato nei campi di concentramento  nazisti in Germania. Due anni dopo, l’8 maggio del 1945,  fu liberato dagli  alleati raggiungendo a piedi e con mezzi di fortuna il paese natio in provincia  di Napoli.  Italienische Militär-Internierte, fu il nome ufficiale dato dalle autoritĂ   tedesche ai soldati italiani catturati, e deportati nei territori del Terzo Reich nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’Armistizio  (8 settembre 1943). Dopo il disarmo, soldati e ufficiali vennero posti davanti  alla scelta di continuare a combattere nelle file dell’esercito tedesco o, in  caso contrario, essere inviati in campi di detenzione in Germania e vennero  considerati “prigionieri di guerra”. In seguito cambiarono status divenendo  “internati militari” (per non riconoscere loro le garanzie della Convenzione di  Ginevra), ed infine, dall’autunno del 1944 alla fine della guerra, “lavoratori  civili”, in modo da essere sottoposti a lavori pesanti senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti. Il ripetuto “no” degli IMI deportati e internati nei campi di concentramento e  sterminio di cedere alle lusinghe/angherie di aderire alla RSI o alle SS Ă©  storicamente riconosciuto e può essere considerata la prima forma di Resistenza.

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