“Non si può escludere il verificarsi di terremoti di magnitudo comparabile o superiore a quelli di questa mattina“. A evidenziarlo è l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in uno statement sui quattro forti terremoti che hanno colpito oggi l’area dell’Appennino Centrale. I terremoti più forti di magnitudo maggiore di 5.0 registrati dall’Ingv sono avvenuti alle ore 10,25 italiane di magnitudo 5.3 (Mw 5.1); alle ore 11, 14 di magnitudo 5.4 (Mw 5.5); alle ore 11, 25 di magnitudo 5.3 (Mw 5.4); alle ore 14,33 di magnitudo 5.1 (Mw 5.0). Da questa mattina, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha localizzato oltre 100 eventi sismici di magnitudo maggiore di 2.0 tra le province dell’Aquila (Montereale, Pizzoli, Capitignano, Campotosto, Cagnano Amiterno) e Rieti (Amatrice).
Faglia coinvolta legata a quella del 24 agosto – La faglia coinvolta dagli eventi sismici di questa mattina, riferisce l’Ingv, “appartiene al sistema di faglie dei Monti della Laga il cui settore più settentrionale si è attivato con l’evento del 24 agosto”.
L’area coinvolta – Le quattro principali scosse di terremoto avvenute fra le 10,25 e le 14,33 di oggi hanno coinvolto un’area lunga circa 10-15 km in direzione appenninica e larga circa 5-6 km che si trova in una zona a pericolosità sismica molto alta. A localizzarlo è stata la Rete Sismica Nazionale dell’Ingv. L’area interessata coinvolta dai terremoti registrati oggi, prosegue l’Ingv, è “compresa tra l’area interessata dalla sequenza sismica del 2009” che ha colpito L’Aquila, e “la parte meridionale della sequenza sismica iniziata il 24 agosto scorso in Italia centrale”.
Nel 1703 ultimo sisma vicino area oggi – Era da circa 300 anni che non si registrava un sisma nell’area vicina a dove sono avvenute le scosse di stamattina, che ha visto coinvolta la faglia del sistema di faglie dei Monti della Laga, il cui settore più settentrionale si è attivato con l’evento del 24 agosto. “Il terremoto storico più prossimo alla zona -riferisce l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia- è quello del 2 febbraio 1703 di magnitudo Mw 6.7, ma i dati geologici disponibili indicano che questo evento sarebbe avvenuto sulle faglie più occidentali come ad esempio Pizzoli e Monte Marine”. (Adnkronos)