venerdì, Aprile 19, 2024
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Pago del Vallo di Lauro: sit in per l’ispettore intimidito, ma la gente non c’è

Al centro Roberto Baccichet, accanto sua moglie

PAGO DEL VALLO DI LAURO (Bianca Bianco-Il Mattino)- Solo in trenta persone per il sit in di “Libera”. Trenta persone, compresi sindaci, organizzatori e forze dell’ordine, che si sono strette all’ex ispettore di polizia Roberto Baccichet ed alla moglie, divenuti bersaglio dell’intimidazione di ignoti lo scorso 2 febbraio e ieri presenti dinanzi il Municipio. Intorno a loro una piccola e silenziosa folla che ha voluto aderire all’iniziativa di “Libera” nell’indifferenza di gran parte della cittadinanza. C’erano però tutti i sindaci del Vallo di Lauro, a partire dal primo cittadino di Pago  Antonio Mercogliano, e c’erano i giovani attivisti dell’associazione di don Luigi Ciotti che hanno voluto con il sit in di ieri accendere i riflettori su un’area che stenta a scrollarsi di dosso l’immagine di territorio di camorra. Commossi i coniugi Baccichet, divenuti loro malgrado un simbolo per questa terra da quando qualcuno ha fatto esplodere un ordigno sotto la loro abitazione: “Ma io simbolo non sono- ha dichiarato il poliziotto in pensione- Sono solo un uomo che per quaranta anni ha indossato una divisa ed ha servito lo Stato. Lo stesso Stato che qualcuno, attraverso me, ha voluto colpire. Sono felice di avere vicinanza e solidarietà, ringrazio chi farà qualcosa per restituire dignità e pace a questa terra”. Una terra a cui “Libera” vuole ridare la sua bellezza, come ha dichiarato il referente provinciale Francesco Iandolo: “Saremo vigili, non lasceremo più da sole le vittime, continueremo a mettere la faccia per quei cittadini che mettono impegno per far rinascere questi paesi”. Da parte di Iandolo, l’appello per l’apertura della ex villa bunker di Biagio Cava: “Metteteci un ufficio o un’associazione, ma fatela vivere” e le proposta di “aprire qui un osservatorio permanente sullo sviluppo del territorio”. Parole belle e sentite, pronunciate dinanzi la folla sparuta e riecheggiate negli appelli lanciati anche dai sindaci del Vallo di Lauro presenti al presidio. Il primo cittadino di Lauro Antonio Bossone è diretto: “Qui bisogna inviare l’esercito. Non voglio militarizzare l’area ma occorre un segnale”. “Il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura è grande- ha continuato- ma bisogna andare oltre. Le istituzioni e lo Stato sono in ritardo. A Quindici la caserma dei carabinieri non è ancora ultimata. Il maglificio nato nella villa confiscata ai Graziano è ancora una scommessa da vincere. Ma tanti sono gli esempi della mancata risposta dello Stato che fa vincere l’altra parte. In questo gioco contro l’illegalità servono regole e chiarezza”. Antonio Mercogliano, giovane avvocato da meno di un anno alla guida del Comune di Pago, lancia il suo grido di allarme: “Non ci sentiamo soli, abbiamo al nostro fianco magistratura e forze dell’ordine, ma situazioni come quelle vissute qui non sono facili da gestire. Un territorio non si rieduca dall’oggi al domani, ma cambia facendo piccoli passi verso la legalità”. Piccoli passi, come quello annunciato da Pasquale Colucci di “Libera- Vallo di Lauro”: “Abbiamo ottenuto un primo sì, al castello Lancellotti il 10 aprile probabilmente si terrà la festa provinciale della polizia di Stato”. Un segnale importante, in una terra che per sfuggire alla ferocia dei clan si tiene stretta i simboli positivi come quella divisa che Roberto Baccichet, ennesimo bersaglio della criminalità,  ha vestito con orgoglio per anni.  

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