martedì, Ottobre 8, 2024
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Visite fiscali, cambia tutto. Allo studio nuovi orari e reperibilità h24

“L’idea è di uniformare le fasce orarie del pubblico e del privato è un’esigenza indifferibile”. A dirlo all’AdnKronos è Massimo Piccioni, coordinatore generale dell’area medico-legale dell’Inps, parlando della possibile armonizzazione delle fasce orarie di reperibilità per i dipendenti pubblici e quelli privati, ipotizzata nelle indiscrezioni sul Testo unico. “Ci dovrà essere una ‘stretta’ per tutti” risponde Piccioni. Al momento i dipendenti privati assenti per malattia devono essere reperibili quattro ore al giorno, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, i dipendenti pubblici invece sette ore dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Una semplificazione possibile potrebbe essere di far coincidere le fasce o di non ritenerle indispensabili assicurando la costante reperibilità del lavoratore pubblico o privato in caso di malattia, salvo i casi di preventiva e comunicata necessità sanitaria o nei casi di documentata urgenza medica.

L’Inps è pronta a effettuare i controlli sulle assenze per malattia dei dipendenti pubblici, oltre che dei lavoratori privati, con visite fiscali domiciliari ma serviranno risorse adeguate. L’Istituto sintetizza così la sua posizione, poi, in merito alle indiscrezioni su un polo unico per le visite fiscali domiciliari in capo all’istituto presieduto da Tito Boeri, che potrebbe essere contemplato in una norma del Testo unico del pubblico impiego che sarà presentato in Cdm nei prossimi giorni.

“Al momento non abbiamo alcuna competenza per verificare le assenze per malattia dei dipendenti pubblici ma se sarà formalizzata la volontà del governo di trasferire l’attività di controllo delle Asl sulla incapacità lavorativa temporanea dei lavoratori pubblici all’Inps, l’istituto si occuperà di adempiere alle disposizioni del legislatore con le stesse modalità in essere dei dipendenti del settore privato”, spiega Piccioni. “Ma un dato non può sfuggire – aggiunge – il Mef dovrà trasferire risorse adeguate per potenziare i controlli, per assicurare la continuità ai medici già iscritti nelle liste speciali dell’istituto ed eventualmente ampliare la platea trasferendo le professionalità dei medici delle Asl”.

Attualmente l’Inps dispone di circa 1.200 medici legali che potrebbero svolgere 3 visite fiscali al mattino e 3 al pomeriggio, che al momento non svolgono, e con le visite agli statali potrebbero arrivare a saturare questo potenziale, ed anche oltre. “I medici sarebbero motivati – prosegue Piccioni – dal momento che vengono pagati a visita e di recente abbiamo dovuto ridurre la loro attività per tagli imposti da esigenze di bilancio”. Tra onorario e rimborso chilometrico, ogni medico percepisce tra i 40 e 50 euro a visita.

Secondo il responsabile dell’Inps, comunque, non ci sarebbero differenze tra le malattie del lavoro privato e quelle del pubblico impiego. “La soglia di incapacità lavorativa di un lavoratore privato potrebbe essere più bassa rispetto a uno pubblico, ad esempio un’artrosi cervicale di un carpentiere può essere più limitante rispetto a un’artrosi cervicale di un impiegato e invece avviene il contrario, la ‘morbilità’ (il numero dei casi di malattia registrati durante un periodo dato in rapporto al numero complessivo delle persone prese in esame) è maggiore nel pubblico impiego. Ma se non posso dire che si tratta di ‘assenteismo’ devo dire che c’è un problema di tutela della salute e bisogna chiedersi perché ci si ammala di più”.

Nasce da questo presupposto l’idea di fare un monitoraggio costante delle malattie, di verificare le cause dell’incapacità temporanea lavorativa e la ricorrenza degli episodi, nonché la distribuzione nell’arco dell’anno, delle stagioni o delle settimane. Tutto questo l’Inps è in grado di farlo con un sistema informatico intelligente che segnala eventi a rischio. “Dai nostri sistemi vengono estratti ad esempio tutti coloro che si ammalano il lunedì – spiega Piccioni – e allora vengono disposti i controlli domiciliari fiscali”. (adnkronos)

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