sabato, Settembre 14, 2024
spot_img
spot_img
spot_img

I PIĂ™ LETTI DELLA SETTIMANA

ARTICOLI CORRELATI

Operazione delle Dia, sotto chiave patrimonio famiglia Potenza

NAPOLI- Un sequestro di beni mobili ed immobili dal valore di 20 milioni di euro. La direzione investigativa antimafia mette sotto chiave il patrimonio dei fratelli Bruno, Salvatore ed Assunta Potenza, imprenditori della zona di Santa Lucia. Il sequestro arriva al termine di una lunga indagine iniziata nel giugno del 2011 con arresti (fu arrestato lo stesso capostipite Mario Potenza). Nel corso di quella operazione furono sequestrati 8 milioni di euro in banconote nascoste tra le intercapedini della casa.

Con le nuove indagini patrimoniali,  si legge nella nota della Dia “si è acclarato che una parte consistente delle principali attività di ristorazione del lungomare di via Caracciolo e del quartiere di Chiaia costituivano il frutto del reimpiego di capitali illeciti, in parte anche riferibili a Salvatore Lo Russo, al vertice dell’omonimo sodalizio camorristico di Miano ed oggi collaboratore di giustizia, nonché della stessa famiglia Potenza, in particolare a Mario POtenza (o’ chiacchierone) e Bruno Potenza”. Secondo gli inquirenti esisteva una “diffusa economia criminale mascherata, le cui finalità erano volte al riciclaggio del denaro, proveniente dalle attività illecite e dal flusso dello stesso da “pulire””. In questa attività di riciclaggio, un ruolo cardine era svolto dalla famiglia Potenza, i cui componenti risultano, attualmente, intestatari sia di quote societarie relative ad attività in campo immobiliare che in quello della ristorazione nella città di Napoli ma anche in quella di Milano.

Le attivitĂ  investigative, confortate anche dalle sentenze di condanna penale definitive, hanno fatto emerge che i Potenza hanno impiegato in attivitĂ  economiche ed immobiliari il denaro proveniente dalle loro attivitĂ  illecite, proseguite anche dopo il decesso del capostipite Mario. “Le indagini societarie e finanziarie hanno, infatti, disvelato- scrivono gli inquirenti-  un ingente patrimonio accumulato nel corso degli anni – frutto delle attivitĂ  illecite che hanno portato alla condanna dei fratelli Bruno, Salvatore ed Assunta – che è stato reinvestito in numerosi immobili e locali commerciali ma, anche, in parte “collocato” su rapporti finanziari riconducibili agli stessi ed accesi presso istituti bancari elvetici. Tali ultime operazioni finanziarie con la Svizzera sono state oggetto di penetranti investigazioni nonchĂ© di una rogatoria internazionale che ha consentito il sequestro delle ingenti somme di denaro “messe al sicuro” in territorio elvetico; per questo motivo le operazioni sono state estese presso l’istituto di credito Bsi Bank di Lugano. Sempre con riferimento al trasferimento di risorse finanziarie in territorio estero ed al successivo rientro di parte di tali capitali dopo l’adesione alla procedura di “voluntary disclosure” – si è avuto modo di accertare ulteriormente la consistente sproporzione fra la capacitĂ  reddituale e le effettive disponibilitĂ  patrimoniali e finanziarie, nonchĂ© di verificare il flusso finanziario con cui veniva acquistata un un’attivitĂ  di ristorazione sita nel pieno centro di Milano, non distante dal Duomo meneghino”.

Tra i beni sequestrai c’è il noto ristorante “Donna Sophia dal 1931” in centro a Milano e la sala ricevimenti già nota come “Villa delle Ninfe” a Pozzuoli nella diretta disponibilità di tutta la famiglia Potena, oltre a 24 immobili, 6 società e quote di altre società tra Napoli  e Milano, 65 rapporti finanziari e 4 auto.

 

Print Friendly, PDF & Email

I PIĂ™ POPOLARI

This site is protected by wp-copyrightpro.com