AVELLA (Bianca Bianco-Il Mattino)- Ordinanza flop. A più di un mese dal provvedimento con cui il Comune di Avella ha provato a limitare gli scarichi nei canali e nel torrente Clanio, i risultati del giro di vite non sono ancora pervenuti. E l’ente è costretto ad inviare i lavoratori socialmente utili dell’ecovigilanza per sgombrare il letto del fiume. Particolarmente drammatica la situazione del corso d’acqua che attraversa il paese sgorgando dalle sue incontaminate sorgenti, ma che arrivato a valle si trasforma in cloaca. In questi giorni di  primavera, con l’inizio delle potature nei vari terreni disseminati sul lungo Clanio, la situazione appare peggiorata. All’immondizia dei privati si aggiungono gli sfalci ed i residui vegetali degli agricoltori in un connubio che è una bomba ecologica ad orologeria per il corso d’acqua sulle cui rive si insediarono i primi abitanti della zona. Una lotta impari per l’ente comunale, il comando dei vigili urbani e la protezione civile che periodicamente cercano di monitorare questa parte del territorio che purtroppo sfugge ai radar della civiltà . La situazione attuale immortala un preoccupante stato di degrado per il leggendario fiume che ha sfamato nel tempo,  coi mulini che ne sfruttavano la forza dell’acqua,  tantissime famiglie. Di quella storia oggi restano ruderi e una impietosa attualità . Nell’alveo si intercettano fusti di vernici, buste di spazzatura o piene di residui del lavoro nei campi, resti animali e pezzi di auto, televisori ed altri elettrodomestici. Nonostante il Comune abbia attivo un servizio per il recupero degli ingombranti, la via del Clanio sembra quella più rapida per lo smaltimento fai da te. Con gravissimi danni all’ambiente già provato. Lungo le sponde e nell’acqua si ritrova di tutto, in barba all’ordinanza con cui a febbraio l’amministrazione ha provato a mettere un freno. Il provvedimento tuttora in vigore ordina “a tutti i proprietari terrieri e non il divieto di scaricare nei torrenti e canali materiali provenienti da attività agricole e rifiuti di altro genere”. La multa per i trasgressori può arrivare a 500 euro. Ma a più di un mese dall’ordinanza, la situazione nel Clanio è immutata e ieri sono intervenuti gli ecovigilanti che hanno recuperato i primi sacchi per far respirare il leggendario Clanio.