venerdì, Marzo 29, 2024
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Paesaggio: è allarme consumo suolo, 4 metri quadrati al secondo nel 2018

NAPOLI- A dispetto di tutti gli appelli di esperti e ambientalisti, anche nel 2018 in Italia il consumo di suolo non si ferma, anzi incalza feroce, al ritmo di 4 metri quadrati al secondo. Un disastro che in termini assoluti si stima abbia intaccato ormai circa 23 mila chilometri quadrati del Belpaese, in pratica una superficie pari all’Emilia Romagna.
A lanciare l’allarme, con dati ancora più preoccupanti rispetto a quelli già messi insieme a ottobre scorso dal Rapporto pubblicato in occasione degli Stati Generali del Paesaggio, è il Forum italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio che in attesa della legge (il testo su cui si è lavorato nell’ultima legislatura è rimasto arenato al Senato) ha messo a punto dieci articoli da presentare al prossimo Parlamento. “Non c’è più tempo da perdere, l’Italia ha bisogno di una legge”, incalzano.
Il testo, frutto del lavoro di un comitato di 75 esperti, punta a fermare “la modifica o la perdita della superficie agricola, naturale, seminaturale o libera, a seguito di interventi di copertura artificiale del suolo, di trasformazione mediante la realizzazione – entro e fuori terra – di costruzioni, infrastrutture e servizi o provocata da azioni, quali asportazione ed impermeabilizzazione”.
Dieci articoli “per una legge attesa da decenni”, spiegano dal movimento. La situazione, denunciano, è gravissima: negli ultimi 50 anni il cemento ha consumato una media di 6-7 metri quadrati al secondo, un picco anche nel 2000, quando la cementificazione ha toccato gli 8 metri quadrati al secondo. Solo tra il 2013 e il 2015, secondo dati pubblicati dall’Ispra nel 2017, le nuove coperture artificiali hanno riguardato 250 chilometri quadrati di territorio, 35 ettari al giorno, 35 campi di calcio ogni 24 ore. “Perdiamo suolo e con esso perdiamo biodiversità, bellezza, paesaggio, qualità della vita, salute, storia, agricoltura- conclude il Forum dei Movimenti – Il nostro Paese è in grado, oggi, di produrre appena l’80-85% del proprio fabbisogno primario alimentare, contro il 92% del 1991. Consumiamo terra e siamo sempre meno in grado di garantirci il nostro cibo: non abbiamo più altro tempo a disposizione per invertire drasticamente la rotta”.

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