Anche il reddito di cittadinanza utilizzato per acquistare la droga. È una circostanza emersa dalle indagini dei carabinieri della compagnia di Avellino e culminate questa mattina nell’esecuzione di 19 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati per detenzione, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione. Il gip di Avellino ha disposto il carcere per 3 indagati (un 24enne, un 47enne e un 53enne tutti di Avellino), gli arresti domiciliari per altri 13 (di età compresa tra i 20 e i 65 anni, residenti in Irpinia e nelle province di Caserta e Salerno) e per i restanti 3 l’obbligo di dimora. Le indagini hanno permesso di fare luce su circuiti di spaccio di droga attivi anche durante il lockdown, con la consegna “porta a porta” (da cui il nome dell’operazione Delivery) dello stupefacente. Alcuni soggetti coinvolti nell’indagine attendevano di percepire il reddito di cittadinanza per acquistare lo stupefacente: in particolare alcuni tossicodipendenti, non disponendo di denaro contante per far fronte al pagamento della dose, si impegnavano a estinguere il debito non appena ricevuto l’accredito del beneficio.Dalle intercettazioni è emerso inoltre il linguaggio criptico utilizzato per nascondere l’attività di spaccio che avveniva anche con l’impiego di una minorenne quale intermediaria: fili elettrici, prosciutto crudo, prosciutto cotto, birra e caffè sono solo alcune delle parole utilizzate per fare riferimento allo stupefacente. Gli investigatori hanno infine individuato in Irpinia tre laboratori artigianali dove, con attrezzature rudimentali, veniva sintetizzata la cocaina per la produzione di crack.