martedì, Marzo 19, 2024
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Bimbo ucciso a Napoli, Cannio: “L’ho lasciato cadere, poi ho mangiato pizza”

Il gip di Napoli, Valentina Gallo, ha convalidato il fermo emesso sabato scorso dalla Procura di Napoli nei confronti di Mariano Cannio, 38 anni, accusato dell’omicidio del piccolo Samuele, il bimbo di 4 anni precipitato nel vuoto venerdì scorso in via Foria a Napoli. Stamattina, nel corso dell’udienza di convalida, l’uomo ha reso parziali ammissioni riguardo all’accaduto.

PAROLE CHOC –  Nelle dichiarazioni che ha reso la sera di venerdì – dopo la nomina del difensore d’ufficio – Mariano Cannio, il 38enne accusato dell’omicidio del piccolo Samuele, il bimbo di 4 anni precipitato dal terzo piano venerdì scorso a Napoli, afferma di avere avuto un capogiro prima di lasciar cadere Samuele nel vuoto: “…fuori al balcone, avendo sempre il piccolo in braccio, e appena uscito in prossimità della ringhiera, ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato dal balcone mentre avevo il bambino in braccio perchè udivo delle voci provenire da sotto a questo punto lasciavo cadere il bambino di sotto”. Cannio ha detto di essere “fuggito di casa” e di essersi subito recato “alla Sanità  per mangiare una pizza. Poi ho fatto ritorno a casa, mi sono steso sul letto e ho iniziato a pensare a quello che era accaduto. Dopo sono sceso e sono andato in un bar di via Duomo e ho preso un cappuccino e un cornetto, poi sono rientrato a casa dove mi avete trovato”. Il gip Valentina Gallo, che oggi ha convalidato il fermo nei suoi confronti e disposto il carcere per Cannio, ha ravvisato il pericolo di fuga: il 38enne, infatti, non è stato rintracciato nella sua abitazione ma in un altro appartamento dove i poliziotti sono riusciti a entrare, ma solo dopo un espediente. Inizialmente, infatti, Cannio ha simulato di non essere presente. Per capire se fosse in casa o meno, dopo avere bussato reiteratamente alla porta senza riscontro, hanno infilato una bolletta dell’Enel sotto la porta che, qualcuno, dall’interno ha poi prelevato. Così si sono accorti che lì dentro c’era qualcuno.

 

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