venerdì, Marzo 29, 2024
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Truffa bonus cultura, 18enni reclutati via social: 16 misure cautelari

Reclutavano 18enni su Instagram per monetizzare illecitamente i loro “Bonus Cultura 18App” da 500 euro: a chi ‘presentava’ un amico spettavano anche 50 euro in più. A scoprire la truffa, che ha causato danni per oltre un milione e mezzo di euro al Ministero della Cultura, è stata la Guardia di Finanza di Napoli la quale, con la Procura di Napoli (sostituto procuratore Mariella Di Mauro) ha chiesto e ottenuto dal gip Antonio Baldassarre l’emissione di 16 misure cautelari.

Il Gruppo Investigativo Criminalità  Economica Finanziaria ha eseguito un arresto in carcere, 11 ai domiciliari, 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e un obbligo di dimora.
Notificato agli indagati anche un sequestro da un milione e mezzo di euro, pari al danno arrecato. I reati contestati sono associazione per delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Al centro dell’indagine una coppia, un napoletano, commerciante all’ingrosso di computer, e sua moglie, i quali, avvalendosi di 14 procacciatori (a cui spettava una quota di quei 500 euro) sono riusciti a “monetizzare” ben 3.300 voucher concessi a giovani di tutt’Italia, che anziché spendere la somma per finalità  culturali ricevevano, soprattutto attraverso ricariche Postepay, il 30% di ciascun bonus. Una percentuale variabile finiva nelle tasche dei complici, i procacciatori, che attiravano i giovani attraverso i social.

I “Bonus cultura 18app” del Ministero della Cultura, rinnovati anche quest’anno, consentono ai 18enni di acquistare, esclusivamente, biglietti per cinema, musica, concerti, eventi culturali, libri, musei, visite a monumenti e parchi archeologici, teatro e danza, prodotti dell’editoria audiovisiva, corsi di musica, corsi di teatro e corsi di lingua straniera, nonchè abbonamenti a quotidiani anche in formato digitale. La banda di truffatori, invece, simulava soltanto l’acquisto dei beni inclusi nel beneficio, con l’emissione di fatture false.

Il denaro veniva incassato dal commerciante che ne restituiva il solo 70%, da suddividere tra i procacciatori e i giovani compiacenti. Dall’indagine è anche emerso che alcuni reclutatori sono riusciti a intascare fino a 300mila euro e per eludere la lente di ingrandimento degli investigatori hanno iniziato a spalmare le provvigioni anche su conti correnti di amici e parenti. Le indagini, scattate su segnalazione del Ministero, proseguono con l’obiettivo di identificare i 3300 ragazzi che si sono prestati alla truffa.

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