venerdì, Giugno 20, 2025
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Camorra, confisca da 3 milioni a Poggiomarino: colpito il clan Giugliano

Un nuovo colpo è stato inferto alla criminalità organizzata del territorio vesuviano. È stata data esecuzione, nelle ultime ore, a un provvedimento di confisca di primo grado emesso dal tribunale di Napoli – sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Antonio Giugliano figura di spicco dell’omonimo clan operante nel comune di Poggiomarino e in diverse aree limitrofe. Il provvedimento trae origine da una proposta di misura di prevenzione personale e patrimoniale avanzata nel 2012 dal direttore della Direzione Investigativa Antimafia, poi attualizzata dal Centro Operativo di Napoli che ha proseguito gli accertamenti fino al 2022, sotto delega dello stesso tribunale. Il destinatario della misura, è stato coinvolto in reati gravi quali associazione di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona, lesioni personali, rapina e detenzione illegale di armi da fuoco. Le indagini hanno ricostruito un profilo criminale attivo sin dai primi anni ’90, con un ruolo di spicco all’interno delle consorterie camorristiche del territorio napoletano. Le indagini patrimoniali condotte dalla Dia hanno permesso di accertare l’esistenza di ingenti disponibilità economiche, incompatibili con le fonti di reddito lecite dichiarate dal soggetto e dai suoi familiari, ritenute provento delle attività illecite. Il provvedimento di confisca odierno fa seguito a un sequestro di prevenzione eseguito nel gennaio-febbraio 2023, e riguarda: 13 orologi di pregio, appartenenti a note marche commerciali di lusso; unità immobiliari, tra appartamenti e terreni, situati nei comuni di Striano, Terzigno e Poggiomarino e quote societarie e beni aziendali di un’attività operante nel settore della somministrazione di alimenti e bevande. Il valore complessivo dei beni sottratti alla disponibilità del soggetto è stato stimato in circa 3 milioni di euro. L’operazione si inserisce nella più ampia strategia della Dia e della magistratura partenopea volta a colpire il patrimonio delle organizzazioni criminali, secondo il principio che seguire i soldi è spesso il modo più efficace per disarticolare i clan. “Un’azione di giustizia economica – fanno sapere fonti investigative – che tutela il tessuto produttivo e sociale sano del territorio, privandolo dell’inquinamento mafioso e restituendo risorse alla legalità”.

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