Un’escalation di violenza minorile scuote ancora una volta Napoli, dove ragazzini si trasformano in killer, armati e spavaldi, pronti a uccidere per affermare la propria supremazia nei quartieri. L’inchiesta congiunta di Polizia e Carabinieri ha portato oggi all’arresto di 16 persone, tra cui sei minorenni, coinvolti nei brutali omicidi di Emanuele Tufano, 15 anni, ucciso il 24 ottobre 2023, e Emanuele Durante, 20 anni, assassinato il 15 marzo scorso. A incastrare il gruppo, tre diverse ordinanze di custodia cautelare — due emesse dal Tribunale ordinario su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, una dal Tribunale per i Minorenni — che hanno svelato un sistema di violenza e delitti con metodo tipicamente camorristico, orchestrati da giovani cresciuti tra social e pistole.
Dietro la morte di Tufano si cela uno scenario da guerra urbana. Una vera e propria “scorribanda armata” tra bande rivali, maturata tra via Antonietta De Pace e via Carminiello al Mercato, ha visto fronteggiarsi gruppi criminali emergenti provenienti dai quartieri Sanità e Mercato. Almeno cinque armi da fuoco sono state usate per sparare ad altezza uomo, in una sparatoria in pieno stile mafioso. Proprio durante questa faida, uno dei giovani del gruppo della Sanità avrebbe erroneamente colpito e ucciso lo stesso Tufano, che apparteneva al suo stesso schieramento. Le indagini della Squadra Mobile hanno ricostruito le dinamiche del conflitto, individuando 14 soggetti coinvolti, tra cui 8 maggiorenni e 6 minorenni. A muovere i gruppi, il desiderio di affermare il dominio su aree della città attraverso atti di forza, come impone la logica del potere criminale.
Il secondo omicidio, quello di Emanuele Durante, è strettamente legato al primo. I Carabinieri del Nucleo Investigativo, grazie anche alle immagini delle telecamere di sorveglianza, sono riusciti a ricostruire il raid omicida e ad attribuirlo a due uomini appartenenti al clan Sequino della Sanità, gruppo recentemente riorganizzatosi dopo il ritorno in libertà di alcuni affiliati. La Procura di Napoli ha chiarito che l’uccisione di Durante non è stata solo una vendetta per la morte di Tufano, ma soprattutto un’azione dimostrativa per riaffermare l’egemonia del clan sulla zona.Un gesto “esemplare”, spiegano gli inquirenti, dettato dalla volontà di ristabilire il rispetto e l’onore compromessi, aggravati da presunti legami tra Durante e uno degli indagati e da comportamenti ritenuti irrispettosi nei confronti del clan. L’intera operazione, coordinata con grande meticolosità dalle forze dell’ordine, restituisce un’immagine inquietante di una criminalità organizzata che continua a reclutare tra i giovanissimi e che trova terreno fertile nella marginalità sociale e culturale. Napoli torna così a fare i conti con la sua ferita più profonda: quella dei suoi figli perduti troppo presto, e di quelli che si armano per uccidere, pensando di diventare uomini.