Una truffa milionaria, orchestrata con precisione attraverso società fittizie e professionisti compiacenti, è stata smascherata dalla Guardia di Finanza di Avellino che, su ordine del Gip del Tribunale locale, ha disposto il sequestro preventivo di beni per oltre 10 milioni di euro. Le indagini, coordinate dalla Procura di Avellino diretta dal procuratore Domenico Airoma, hanno acceso i riflettori su un imprenditore irpino, indicato come il “deus ex machina” di un sistema che ha truffato lo Stato attraverso il meccanismo dei bonus edilizi. Al centro dell’inchiesta, l’uso fraudolento dei bonus facciate, dell’eco bonus e degli incentivi per le ristrutturazioni edilizie, ottenuti attraverso società “cartiere” intestate a prestanome, alcuni dei quali addirittura percettori del Reddito di cittadinanza. Le società producevano finti crediti d’imposta relativi a lavori mai eseguiti su immobili inesistenti o riconducibili solo sulla carta a interventi edilizi.
IL MECCANISMO DELLA FRODE – Lo schema truffaldino prevedeva che le società cartiere, una volta generati i crediti fittizi, li cedessero ad altre società dislocate in varie regioni italiane. Queste ultime, in parte, li monetizzavano, rivendendoli sul mercato, e in parte li utilizzavano per compensare illecitamente le imposte dovute nelle proprie dichiarazioni fiscali. In sostanza, milioni di euro in tasse evase grazie a lavori mai eseguiti e crediti inesistenti. Un sistema ben oliato, che ha fatto leva su documentazione falsificata, complicità professionali e l’utilizzo disinvolto delle piattaforme messe a disposizione per la gestione dei bonus edilizi.
SEQUESTRI E PRECEDENTI – Il sequestro attuale, che colpisce denaro contante, quote societarie, terreni e veicoli, fa seguito a una prima tranche d’indagine nella quale erano già state coinvolte 29 persone. In quell’occasione erano stati sequestrati 5 milioni di euro e oltre 30 autoveicoli, anch’essi frutto del profitto illecito. L’imprenditore irpino, fulcro dell’intera operazione, è ora indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato, riciclaggio e autoriciclaggio. Gli inquirenti hanno già accertato la complicità di una fitta rete di società di comodo create ad hoc per lo scopo truffaldino. Le indagini proseguono per accertare eventuali ulteriori ramificazioni del sistema, che avrebbe potuto contare su complicità professionali e connessioni anche fuori regione.