lunedì, Luglio 14, 2025
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“È femminicidio, non amore”: le parole del cardinale Battaglia ai funerali di Martina

AFRAGOLA (regl) – Una folla silenziosa e ferita ha accolto il feretro bianco di Martina Carbonaro, la ragazza di 14 anni uccisa brutalmente dal suo ex fidanzato Alessio Tucci. L’ingresso della bara nella basilica di Sant’Antonio, nel cuore di Afragola, è stato accompagnato da un lungo e commosso applauso. In tanti, con la voce rotta, hanno urlato: “Martina sei la figlia di tutti noi”, mentre altri hanno inveito contro il nome di Alessio Tucci, il 19enne ex fidanzato e reo confesso dell’omicidio, oggi rinchiuso in carcere. Sul sagrato il sindaco Antonio Pannone, in prima linea per rappresentare il cordoglio della di Afragola (oggi è stato proclamato il lutto cittadino). In chiesa anche il prefetto di Napoli Michele Di Bari, il sottosegretario Pina Castiello, e centinaia di cittadini, molti dei quali indossavano magliette bianche con la scritta “Martina vive” e il volto sorridente della giovane vittima stampato sul petto. A celebrare la funzione è stato l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Domenico Battaglia, che ha scelto parole forti, dirette, senza appello. “È il momento del dolore. E noi siamo qui a pregare con Martina”, ha detto all’inizio, “uniamoci a questa comunità che sta vivendo un momento di grande sofferenza”. Ma la sua è stata anche un’omelia di denuncia e di coscienza civile. “Oggi accanto al dolore sento il dovere di dire: basta. Basta parole deboli. Basta giustificazioni. Martina è morta per mano della violenza. È morta per un’idea malata dell’amore, ancora troppo diffusa, troppo tollerata, troppo silenziosa”, ha tuonato il cardinale con voce commossa. Parole rivolte in particolare ai ragazzi: “A voi dico: l’amore non è possesso, non è controllo, non è dipendenza. Se amare ti fa male, non è amore. Se per amore devi annullarti, non è amore. Se per amore arrivi a fare del male, non è amore ma solo violenza. E la violenza non è mai giustificabile”. E poi, un appello anche agli adulti, educatori, genitori, alla società intera: “Che strumenti stiamo dando ai nostri figli per affrontare la frustrazione? Per riconoscere un “no”? Per attraversare una delusione? Come li accompagniamo a diventare uomini e donne capaci di rispetto?”. Il cardinale Battaglia ha chiamato le cose col loro nome, senza ambiguità: “È femminicidio. Non è gelosia. Non è un raptus. È il frutto amaro di un’educazione che ha fallito. Di un linguaggio che normalizza la violenza. Di un silenzio colpevole”. “Non possiamo più rimandare – ha concluso –. Non possiamo più dire: “succede agli altri”. È successo qui. A Martina. A 14 anni. E questo deve bastare”. All’uscita della basilica il carro funebre, i palloncini bianchi, le lacrime dei genitori per l’addio a Martina.

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