
MARIGLIANELLA (nela) – “Trent’anni di carte, promesse, conferenze e rinvii. Trent’anni di veleno e silenzi su Agrimonda”. Sono parole forti, quelle pronunciate dalla consigliera regionale indipendente Marì Muscarà nel corso del Question Time in Consiglio Regionale della Campania. Dopo ben tre tentativi falliti, l’interrogazione sul sito ex Agrimonda è finalmente approdata in Aula, portando alla luce una delle pagine più gravi e trascurate dell’inquinamento ambientale in Campania. Il sito, un ex deposito di fitofarmaci andato in fiamme nel 1995 al confine tra Mariglianella e Marigliano, rappresenta ancora oggi una ferita aperta nel tessuto ambientale e sanitario del territorio. “Oggi – ha tuonato Muscarà – l’unico intervento visibile è un telone di plastica. Intorno si costruiscono case e persino un edificio sanitario, mentre nell’area si registrano tumori rari e gravissimi. La gente ha diritto di sapere”. Ma non è solo l’indignazione a guidare la denuncia della consigliera. Dati alla mano, Muscarà ha ricostruito un inquietante quadro di immobilismo e opacità. “L’assessore ha dichiarato che la messa in sicurezza è avvenuta con la rimozione del combusto – ha spiegato – ma le analisi sul terreno e sulla falda non sono mai state completate, come invece richiesto dalle stesse autorità ambientali”.
A far discutere è anche la gestione dei fondi pubblici: su 2,5 milioni di euro destinati dal Ministero dell’Ambiente alla bonifica del sito, il Comune di Mariglianella avrebbe restituito il 90% delle risorse, trattenendo solo una piccola parte, la cui destinazione non è mai stata chiarita. “Cosa è accaduto a quei fondi? Li riavremo? Chi pagherà per questa omissione?” chiede la consigliera. Nel lungo e articolato documento di interrogazione, Muscarà ricorda che l’Accordo tra Ministero, Regione e Comuni (del valore complessivo di oltre 37 milioni di euro per 11 siti orfani, tra cui Agrimonda) è stato approvato a dicembre 2023, ma da allora nessuna bonifica concreta è stata avviata. Eppure l’Analisi di Rischio Sito Specifica, approvata già nel 2022, aveva certificato la presenza di contaminanti oltre le soglie di rischio. “È inaccettabile – conclude Muscarà – che si continui a seppellire questa vicenda sotto il silenzio, nel timore che la verità possa danneggiare il mercato immobiliare o colpire interessi politici. Ma io continuerò a fare domande e a pretendere risposte. Per rispetto della salute pubblica e della verità”.