NOLA (Nello Lauro) – Dopo le fiamme, i veleni. A meno di una settimana dal violento incendio che ha colpito l’Interporto Campano di Nola nel tardo pomeriggio del 28 maggio, l’attenzione si sposta ora sulla qualità dell’aria. I primi risultati diffusi dall’Arpac, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania, non lasciano spazio a interpretazioni rassicuranti: a Polvica, frazione di Nola e di San Felice a Cancello, le analisi hanno rilevato livelli di diossine nell’aria superiori alla soglia considerata sicura. È il primo dato ufficiale che restituisce in numeri la portata ambientale dell’incendio e lascia interrogativi tra i cittadini.
I DATI – I campionamenti effettuati tra il 29 e il 30 maggio con strumenti ad alto flusso hanno restituito due quadri distinti. A Polvica, i valori di diossine, furani e PCB diossina-simili hanno raggiunto 0,22 I-TEQ picogrammi per metro cubo (pg/m³, picogrammi per metro cubo: un picogrammo è un miliardesimo di milligrammo), superando la soglia di 0,15 I-TEQ pg/m³ individuata dalla comunità scientifica come limite di attenzione. A Baiano, invece, i livelli rilevati si sono fermati a 0,07 pg/m³, sotto il valore soglia.
DI COSA PARLIAMO – Le diossine e i furani sono composti tossici che si liberano nell’aria soprattutto in seguito alla combustione di materiali come plastica, tessuti sintetici e rifiuti industriali. Questi agenti inquinanti non si vedono né si annusano facilmente, ma sono estremamente pericolosi per la salute umana, anche a basse concentrazioni, perché si accumulano nel corpo e sono associati a gravi patologie, tra cui tumori, malattie del sistema immunitario e disturbi ormonali. L’indice I-TEQ (Tossicità Equivalente Internazionale) serve a misurare la pericolosità di queste sostanze, esprimendola in base al loro potenziale tossico in un unico numero. Le stazioni fisse di monitoraggio dell’aria già operative nella rete regionale, situate nei comuni di Acerra, Pomigliano, San Vitaliano e Tufino, non hanno segnalato superamenti dei limiti di legge nella giornata del 29 maggio. Anche i primi dati del 30 maggio non hanno mostrato particolari anomalie, ma gli esperti sottolineano che l’analisi dei dati è ancora in corso.
DOMANDE APERTE – Restano tante le domande aperte. Non solo sul grado reale di esposizione della popolazione e di un territorio non nuovo a questi roghi, ma anche sulla prevenzione e sulla gestione delle emergenze ambientali con la chiusura a macchia di leopardo delle scuole di territori contigui tra loro e con molti degli impiegati dell’Interporto che sono tornati regolarmente al lavoro già dal giorno successivo all’incendio.