lunedì, Luglio 14, 2025
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Maxi truffa su fondi Ue e Superbonus: sei arresti, 100 imprenditori raggirati

False promesse di finanziamenti europei, crediti d’imposta da Superbonus e polizze fideiussorie fittizie: un ingegnoso castello di carte crollato sotto il peso delle indagini della Guardia di Finanza di Napoli. A finire nei guai, sei persone arrestate – tre in carcere e tre ai domiciliari – accusate a vario titolo di associazione a delinquere, esercizio abusivo di attività finanziaria, truffa aggravata e autoriciclaggio. Le vittime della truffa sono oltre cento imprenditori, caduti nella rete di una banda che prometteva finanziamenti agevolati da parte dell’Unione Europea per cifre fino a 3,9 miliardi di euro. In realtà, i soldi versati finivano su conti esteri, per poi rientrare in Italia attraverso operazioni di riciclaggio ben orchestrate. Le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli Nord, con il sostituto procuratore Cesare Sirignano e la direzione del procuratore facente funzioni Anna Maria Lucchetta, hanno fatto luce su un sistema sofisticato che aveva basi operative in Campania e Lazio, ma ramificazioni fino a Irlanda e Lituania.

IL CASO CHE HA FATTO PARTIRE LE INDAGINI – Tutto è iniziato con la denuncia di un imprenditore sanitario di Frattamaggiore, che ha raccontato di aver versato 450 mila euro su conti esteri, con la promessa – rivelatasi falsa – di ottenere un finanziamento da 36,9 milioni di euro per l’ampliamento della propria azienda. Il denaro, secondo i truffatori, sarebbe arrivato per il 60% a fondo perduto, mentre il restante 40% sarebbe stato erogato con un mutuo a tasso agevolato dello 0,75% da restituire in 25 anni. Il tutto, con tanto di brochure personalizzate, contratti falsificati, loghi contraffatti della Commissione Europea e polizze fideiussorie fasulle, spacciate per emesse da una società irlandese accreditata presso la BEI (Banca Europea per gli Investimenti).

L’ORGANIZZAZIONE CRIMINALE – La banda era composta da dirigenti, intermediari e broker che operavano senza alcuna autorizzazione da parte della Banca d’Italia o dell’Organismo degli Agenti e Mediatori. Per rendere più credibili le trattative, venivano persino organizzate video-call con le vittime, durante le quali gli indagati indossavano parrucche e usavano dispositivi per alterare la voce, fingendosi funzionari delle istituzioni europee. I pagamenti, che corrispondevano a circa l’1% del finanziamento promesso, venivano indirizzati su conti correnti aperti all’estero, principalmente in Irlanda e Lituania. Da lì, grazie a un corriere incaricato di movimentare fisicamente il denaro, i fondi rientravano in Italia sotto forma di prelievi in contanti o bonifici verso conti riconducibili agli indagati.

SEQUESTRI PER OLTRE UN MILIONE – Nell’ambito delle perquisizioni e degli accertamenti patrimoniali, la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per oltre un milione di euro, inclusi conti esteri, immobili e orologi di lusso per un valore complessivo di circa 60mila euro.Ma le ombre non finiscono qui: emergono sospetti anche su presunti pagamenti a funzionari pubblici non identificati, con il chiaro intento – secondo gli investigatori – di inquinare le prove e ostacolare le indagini in corso.

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