domenica, Giugno 15, 2025
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Inclusione scolastica, Tar: ok a trasferimento alunno disabile anche senza consenso genitori

Una classe troppo numerosa può diventare un ostacolo all’inclusione scolastica, tanto da giustificare il trasferimento di un alunno con disabilità anche contro il volere dei genitori. È questo il principio espresso dal Tar del Lazio in una sentenza destinata a far discutere nel mondo della scuola e non solo, soprattutto mentre volge al termine l’anno scolastico 2024/2025. Il caso su cui si è pronunciato il tribunale riguarda una decisione presa da un istituto scolastico che, in presenza di una classe composta da 21 alunni – di cui due affetti da disabilità – ha deciso di trasferire uno dei due bambini presso un altro plesso dello stesso istituto, ritenendo che le condizioni numeriche non consentissero un’efficace inclusione. I genitori del minore si sono opposti, presentando ricorso al Tar per bloccare il trasferimento. Ma i giudici amministrativi hanno respinto la loro richiesta, affermando che il diritto all’istruzione e all’inclusione dell’alunno con disabilità prevale sulla volontà della famiglia, se la permanenza nella classe attuale comporta un rischio di emarginazione o un’offerta educativa inadeguata. Secondo la sentenza, “i minori affetti da disabilità devono vivere la scuola in modo sereno, con supporti adeguati e una didattica realmente inclusiva”. Il tribunale amministrativo regionale ha ribadito che l’inclusione non si esaurisce con la semplice presenza in aula, ma richiede un contesto idoneo per l’apprendimento e la partecipazione attiva. La scuola non può disporre un trasferimento arbitrario: prima di spostare un alunno disabile, l’istituto è tenuto a valutare con attenzione: le esigenze specifiche del minore; il numero degli alunni nella classe; il rapporto con i docenti e il sostegno a disposizione e le eventuali alternative organizzative che permettano di garantire inclusione senza allontanamenti. In mancanza di tali condizioni favorevoli, secondo il Tar, il trasferimento può essere ritenuto legittimo anche senza il consenso dei genitori. La pronuncia apre un dibattito complesso tra diritto all’inclusione, autonomia delle famiglie e organizzazione scolastica. (ha collaborato Anna Maria D’Arienzo)

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