SOMMA VESUVIANA (alads) – Non ce l’ha fatta Olena Georgiyivna Vasyl’yeva, 60 anni, di origini ucraine. È morta dopo oltre due mesi di agonia al Camaldoli Hospital di Napoli, dove era ricoverata dallo scorso 6 agosto. La sua storia, nata come un drammatico episodio di violenza domestica, si trasforma ora ufficialmente nell’ennesimo femminicidio consumato in Campania. Quella sera d’estate, a Somma Vesuviana, suo marito – un uomo di 70 anni – aveva tentato di coprire la verità parlando di una rapina finita male. Aveva chiamato i carabinieri raccontando di un’aggressione da parte di ignoti, ma qualcosa non aveva convinto gli investigatori della compagnia di Castello di Cisterna. Le incongruenze, i segni di colluttazione, la scena del crimine: tutto portava altrove. Durante un lungo interrogatorio, l’uomo è crollato e ha confessato. È stato lui a colpire violentemente la moglie alla testa con una mazzuola da carpentiere, al culmine di una lite familiare degenerata in furia cieca. L’arma del delitto è stata ritrovata e sequestrata in un deposito attrezzi poco distante dall’abitazione. Da allora, Olena lottava tra la vita e la morte, sostenuta dai medici e da chi sperava in un miracolo. Poche ore fa il suo cuore si è fermato. La Procura della Repubblica di Nola, che aveva già disposto l’arresto dell’uomo per tentato omicidio, ha ora riqualificato il reato in omicidio volontario aggravato.





