CIMITILE- Felice ‘o comunista aveva tradito il clan Nino Pianese per allearsi con i marciulliani di Marcello Di Domenico. Per questo è stato ucciso. E’ la tesi, suffragata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, degli inquirenti che hanno emesso l’ordinanza di custodia in carcere a carico del boss Alfonso Nino, Nicola Luongo, Marco Assegnati e Domenico La Montagna. Nino è considerato il mandante di questo assassinio di camorra eseguito nel 2003 dal suo ‘gruppo di fuoco’ al centro di Cimitile.
Era il 16 maggio del 2003, una serata tiepida, e Felice Napolitano detto ‘O comunista era con Luigi Guadagno ed altre due persona davanti un noto bar gelateria del paese, in una strada centralissima. I quattro stavano discorrendo senza alcun timore quando una Fiat Tempra li avvicinò sparando contro il gruppetto. Nel raid rimasero uccisi Napolitano e Guardagno (che morì qualche giorno dopo l’agguato). Gli altri due presenti non seppero fornire elementi utili alle indagini.
Secondo quanto testimoniato dai pentiti, Napolitano era capo di un gruppo di camorra che operava a Cicciano, Camposano e Roccarainola e che fiancheggiava nell’area nolana il sodalizio dei Nino-Pianese- Quest’ultimo nell’Agro subiva la rivalità dei marciulliani guidati dal boss Di Domenico. E proprio un presunto voltafaccia ai Nino con conseguente avvicinamento ai Di Domenico, sarebbe alla base dell’omicidio del “comunista”. Il boss volle lavare col sangue l’onta di essere stato tradito, e soprattutto interrompere il giro di affari di estorsioni nel Nolano gestito dal gruppo sottraendolo ai suoi business. Dopo l’esecuzione- raccontano alcuni testimoni- alcuni emissari di Nino raggiungono il Nolano per spiegare a quanti erano vicini a Napolitano che non dovevano più invadere il loro campo.
