venerdì, Aprile 26, 2024
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Sesso in centri massaggi di Siena, c’era anche la tessera fedeltà

SIENA – C’erano anche le “tessere fedeltà” a punti: dopo un certo numero di ‘trattamenti’ scattava quello gratuito. In realtà si trattava di prestazioni sessuali in tre centri massaggi gestiti a Siena da altrettante cittadine cinesi. I centri sono stati chiusi dai carabinieri e loro arrestate. Il giro d’affari stimato era di almeno 3-4mila euro al giorno per ogni centro, mentre alle ragazze orientali che ci lavoravano spettavano appena mille euro l’anno. Si prestavano a quel lavoro per avere il permesso di soggiorno, ottenuto il quale cessavano l’attività. Le accuse per le tre cinesi arrestate, di 50, 35 e 46 anni, è sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. L’operazione che ha portato al sequestro dei centri è stata condotta dai Carabinieri, in collaborazione con la polizia municipale: fingendosi clienti hanno arrestato le tre donne. “L’attività dei tre esercizi era quasi esclusivamente di tipo sessuale”, ha spiegato in conferenza stampa il comandante provinciale dei Carabinieri di Siena, Marco Grandini. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati circa 4mila euro in contanti e oltre 600 “tessere fedeltà”. L’inchiesta diretta dal sostituto procuratore della Repubblica di Siena Giuseppe Grosso, e coordinata dal procuratore Filippo Vitello, ha permesso di scoprire che le tre donne arrestate, vestite con abiti succinti e poco adatti a vere massaggiatrici, proponevano in modo esplicito prestazioni sessuali alla clientela, “estremamente variegata e di ogni estrazione economica e sociale”, e si occupavano anche della riscossione del denaro. Le prestazioni, che comprendevano massaggi particolari e bagni in vasca idromassaggio, andavano da un minimo di 30 a un massimo di 120 euro e prevedevano anche la compagnia di due ragazze contemporaneamente. Le ‘massaggiatrici’, quasi tutte clandestine e provenienti da una zona povera della Cina, non subivano maltrattamenti per prostituirsi ma erano costrette con la promessa di un permesso di soggiorno, ottenuto il quale, si dimettevano. Le ragazze usavano il luogo di lavoro anche come dormitorio nonostante le condizioni fatiscenti dei locali.  (ANSA)

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