giovedì, Aprile 18, 2024
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Legge regionale acqua, i Comitati denunciano “barbarie istituzionale” e annunciano mobilitazione

NAPOLI – Il popolo dell’acqua ha assistito all’indegno svolgimento del Consiglio Regionale della Campania. L’assemblea ha approvato la legge sul ciclo delle acque in un clima di caos surreale, mentre i banchi della presidenza erano occupati, tra le proteste dei pochi cittadini autorizzati ad essere presenti, con un blitz di pochi minuti e senza alcuna discussione nel merito. La Presidente del Consiglio, Rosa D’Amelio, con metodo palesemente antidemocratico, ha continuato l’irregolare svolgimento della seduta, stravolgendo le regole e il buon senso. L’occupazione dell’aula consiliare da parte dei consiglieri del Movimento 5 stelle e la richiesta dei cittadini presenti del rispetto dell’esito referendario, non ha bloccato l’approvazione di una legge che favorisce le lobby e penalizza il diritto all’acqua. Dopo il minuto di silenzio osservato da tutti in segno di solidarietĂ  e vicinanza alle vittime degli attentati di Parigi, il Consiglio ha continuato i lavori senza rispetto delle procedure e senza alcuna discussione, approvando in tempi record una legge di vitale importanza. “Un duro colpo inferto alla democrazia, siamo alla barbarie istituzionale – sottolineano i rappresentanti del Coordinamento dei comitati – la legge punta a limitare il potere decisionale dei Sindaci e delle comunitĂ  locali, istituendo l’Ente Idrico Campano e favorendo in questo modo la svendita delle principali sorgenti idriche a favore delle grandi societĂ  multinazionali. Per noi un grave atto di tradimento della volontĂ  espressa da 2 milioni e 400 mila cittadini campani nei referendum del 2011”. L’AutoritĂ  per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico nel rapporto nazionale del 2015 ha indicato la gestione distrettuale come modello a cui tendere, con il benestare del governo e dell’opposizione di centrodestra. La nuova legge campana si muove in questo verso: spariscono i cinque Ambiti territoriali ottimali a favore di uno solo, regionale, suddiviso in cinque ambiti distrettuali. La gestione è spostata nell’Ente idrico campano, che diventa il soggetto di governo dell’Ato unico regionale. I 550 comuni della regione cedono il passo al Comitato esecutivo (organo dell’Eic) in cui siedono in 20, sono loro che scelgono il presidente, il direttore generale e affidano la gestione in ogni ambito distrettuale. Una volta accentrate le decisioni, le gestioni pubbliche vicine a una dimensione territoriale potranno essere facilmente scalzate via, mentre rimarrĂ  in vita la gestione privata Gori. Ma i comitati civici non mollano e annunciano forti mobilitazioni popolari per modificare il provvedimento: appuntamento per sabato 28 novembre a Napoli per una nuova manifestazione regionale, sulla scia del riuscitissimo “No Gori Day” del 17 gennaio scorso, quando oltre 5mila cittadini e decine di sindaci del territorio scesero in piazza con i gonfaloni municipali contro la gestione Gori e per bloccare il disegno di legge sostenuto dall’allora governatore Caldoro.
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