martedì, Marzo 19, 2024
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Raccolta datteri di mare nella riserva di Punta Campanella: 18 arresti

Disastro ambientale, ricettazione e associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di delitti inerenti la pesca illegale dei datteri di mare in Penisola Sorrentina. Sono i reati di cui sono gravemente indiziate le 18 persone raggiunte oggi da misure cautelari (sette in carcere, 11 agli arresti domiciliari) disposte dal Gip del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della procura oplontina. Altre due persone sono state sottoposte alla misura coercitiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre una terza persona destinataria della stessa misura è attivamente ricercata. In totale sono 113 le persone indagate per complessivi 245 capi di imputazione. L’operazione è stata eseguita dai militari della guardia costiera all’esito di un’indagine durata tre anni. Disposto anche il sequestro di cinque box destinati al deposito e allo stoccaggio dei datteri, otto automobili, quattro motocicli, 19 mute subacquee, 25 bombole per l’immersione subacquea, 16 retini da pesca, sei paia di pinne da sub, altre 35 attrezzature subacquee varie (martelli e pinze estrattrici per la raccolta del dattero di mare), 40 telefoni cellulari, 15 sim card, oltre 18mila euro in contanti, due pc portatili e un tablet nella disponibilità  degli indagati. Si indaga anche per i reati di danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat all’interno di un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive. Le indagini, condotte anche mediante intercettazioni e interventi in mare, hanno consentito di accertare l’esistenza di una “stabile organizzazione criminale”, della quale facevano parte i 21 soggetti destinatari delle misure coercitive, operante dal luglio 2016 nei comuni della provincia di Napoli di Castellammare di Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense. Sono 150 le attività  di riscontro svolte sul campo e 123 gli episodi di ricettazione di datteri di mare accertati per un giro d’affari rimato in oltre 100mila euro al mese. L’attività  del gruppo veniva svolta secondo una modalità  “professionale e sistematica – rileva la procura – con ripartizione di compiti e ruoli, predisposizione di mezzi e di persone” con l’obiettivo di raccogliere e mettere in commercio illegalmente sia datteri di mare (su cui vige, dal 1998, divieto di raccolta, detenzione, vendita e consumo) che vongole veraci di Rovigliano, contaminate batteriologicamente e chimicamente e, quindi, pericolose per la salute dei consumatori. Venivano infatti raccolte in uno specchio di mare prospiciente la foce del fiume Sarno, catalogato come zona proibita a causa della presenza di sostanze altamente inquinanti. Durante le indagini sono state complessivamente sequestrate oltre due tonnellate e mezzo di datteri e 675 chili di vongole di Rovigliano. Accertato anche il disastro ambientale per le azioni svolte dagli indagati tra il luglio 2016 e il novembre 2020. In una nota a firma del procuratore di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso si parla di una “sistematica distruzione di rocce e scogli” da cui estrarre i datteri di mare che venivano “frantumati meccanicamente, con martelli a doppia punta”. Ad essere colpite le formazioni calcaree in cui sono alloggiati i datteri in numerosi tratti costieri della Penisola Sorrentina, per un totale di oltre 6mila metri lineari di costa. Le attività  illecite hanno causato un “disequilibrio ambientale” che ha portano ad “alterazioni irreversibili dell’ecosistema marino” con la completa desertificazione di aree ad elevata biodiversità  e la “perdita di importanti servizi eco-sistemici”. Il sistema costiero risulta alterato “irreversibilmente” per la perdita di organismi come coralli e lamellibranchi presenti sottoforma di resti fossilizzati all’interno della massa rocciosa in un intervallo temporale di circa 150 milioni di anni. Il danno permanente era dovuto non solo all’escavazione e all’asportazione definitiva di interi pezzi di roccia frammentata dal fondale, ma anche alla morte di milioni di organismi e microorganismi che vivono sulla roccia stessa. Il disastro ambientale è considerato aggravato perchè prodotto all’interno dell’Area marina protetta di Punta Campanella e della Zona tutela biologica del Banco di Santa Croce e per i danni dell’habitat di scogliera della Penisola Sorrentina, incluso tra quelli d’interesse comunitario.

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