domenica, Maggio 5, 2024
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Enea, l’inquinamento corrode la Reggia di Caserta

L’inquinamento causato da automobili, riscaldamento e industria è tra i principali responsabili del degrado del patrimonio culturale. La Reggia di Caserta è fra gli edifici più colpiti. Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha calcolato per ogni anno, una velocità di corrosione delle superfici superiore al valore target fissato per il 2050 (6,4 micron l’anno), che non deve essere superato se si vuole preservare lo stato di salute della storica residenza reale, meta ogni anno di 700mila visitatori.

La Reggia di Caserta è uno dei tre siti patrimonio dell’Unesco assieme alla cattedrale di San Doimo a Spalato (Croazia) e alla Residenza di Würzburg (Germania) su cui l’Enea ha dimostrato gli effetti nocivi dei principali inquinanti dell’aria (ossidi di azoto e Pm10). La centralina di misurazione dell’inquinamento dell’aria nei pressi della Reggia di Caserta ha mostrato valori di biossidi di azoto e di particolato sottile Pm10 elevati e costanti, mantenendosi poco sopra i 20 microgrammi per metro cubo.

“Il Palazzo Reale è situato nel cuore della città e per questo è particolarmente esposto all’inquinamento atmosferico causato dall’industria, dal riscaldamento e dal trasporto su strada, anche se non mancano fonti naturali lontane dalla città come l’aerosol marino e la sabbia del Sahara che provocano un innalzamento del particolato PM10 soprattutto nel sud Europa”, spiega Teresa La Torretta, ricercatrice del Laboratorio Enea di Inquinamento atmosferico e coautrice del rapporto insieme al collega Pasquale Spezzano. Da un confronto sullo stato di salute dei tre siti Unesco presi in esame nel periodo 2015-2019, quelli di Würzburg e Spalato rilevano valori di velocità di degradazione delle superfici esterne al di sotto della ‘soglia di sicurezza’, spiega Enea. Un fattore importante nel determinare le differenze tra i tre siti è rappresentato dalle condizioni meteo-climatiche locali (temperatura, piovosità, umidità relativa) nell’aumentare la corrosione delle superfici lapidee.

Le emissioni di ossidi di azoto a Caserta (2779,26 tonnellate nel 2019, principali fonti di emissione sono l’industria e il trasporto su strada) sono all’incirca il triplo rispetto a Würzburg (868,82 tonnellate, principale emettitore è il trasporto su strada) e quasi il doppio rispetto a Spalato (1532,18 tonnellate, principale emettitore è l’industria). “Tra le principali misure adottabili, le politiche di riduzione del traffico cittadino puntando su trasporto pubblico, car-sharing e veicoli a basse emissioni”, sottolinea la ricercatrice Enea.

Il degrado dei materiali del patrimonio culturale dovuto all’inquinamento atmosferico è notevolmente inferiore rispetto a 20-30 anni fa quando l’acidificazione delle piogge e gli inquinanti atmosferici, come il biossido di zolfo, contribuivano all’aumento della corrosione nelle aree urbane, aggiunge l’Enea. “Oggi questi inquinanti sono drasticamente diminuiti, anche se negli ultimi anni la riduzione si è stabilizzata. Invece le concentrazioni di biossido di azoto (NO2) e di particolato Pm10 non sono diminuite nella stessa misura, contribuendo al degrado dei monumenti e a un aumento dei costi di restauro e manutenzione”, conclude La Torretta. Lo studio realizzato da Enea rientra nell’ambito dell’iniziativa “International Cooperative Programme on Effects of Air Pollution on Materials, including Historic and Cultural Monuments (ICP Materials)” della Convenzione Unece sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lungo raggio (Air Convention).

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