Passando per le fogne metteva a segno furti nel cuore di Napoli la “banda del buco” sgominata dai carabinieri della compagnia di Napoli Centro che, coordinati dalla Procura (VII Sezione, Sicurezza Urbana, procuratore aggiunto Sergio Amato) hanno arrestato 9 persone (5 in carcere e 4 ai domiciliari). Gli investigatori contestano agli indagati, 14 in tutto, l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio.
Gli arrestati sono ritenuti gli autori di un furto da 173mila euro messo a segno in un negozio di abbigliamento e scarpe del centro storico (la refurtiva è stata tutta recuperata e riconsegnata) e anche di avere rubato dalla biblioteca storica dell’ex complesso ospedaliero Gesù e Maria diversi oggetti d’interesse storico-culturale tra cui una statua, cimeli e antichi testi. I militari hanno trovato e sequestrato a casa di uno degli arrestati 4 walkie talkie muniti di auricolari, una ventina di torce frontali, verosimilmente utilizzate in attività di scavo, un disturbatore di frequenze, una trentina di telefoni cellulari e varie videocamere.
I carabinieri, con delle telecamere, hanno ripreso alcuni componenti della banda mentre si introducevano in un tombino, nell’androne di un palazzo del centro di Napoli, spacciandosi per operai. Uno dei malviventi, accortosi della presenza del dispositivo, oscura l’obiettivo con una bomboletta spray ma non si accorge della presenza di un altro dispositivo che lo riprende mentre spruzza la vernice. I carabinieri stanno ora cercando di stabilire l’eventuale coinvolgimento della banda in un’altra serie di furti messi a segno sempre nel centro di Napoli utilizzando la medesima tecnica.
Le indagini, svoltesi tra il marzo e il luglio 2022, hanno consentito di delineare il modus operandi, i ruoli e i compiti dei componenti la bande del buco sgominata dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Napoli Centro che hanno notificato stamattina nove arresti. Dopo la scelta dell’obiettivo – individuato grazie a sopralluoghi finalizzati anche a verificare l’accessibilità dalle reti dei sottoservizi e fognarie – iniziava una prolungata fase di scavo, le cui operazioni sono arrivate a durare anche due mesi; per poi culminare nella fase esecutiva. I malviventi, suddivisi in gruppi, avevano precisi compiti e comunicavano tra loro con dei walkie-talkie. C’era anche chi si occupava di monitorare i movimenti delle forze dell’ordine, anche fingendo di essere cittadini che portavano a spasso i loro cani.