Si chiama Anna Procida, infermiera in servizio al pronto soccorso dell’ospedale “San Leonardo” di Castellammare, l’ennesima vittima di violenza perpetrata contro operatori sanitari impegnati a fare il proprio dovere.
Strattonata, trascinata per i capelli, sbattuta a terra e, infine, colpita con un violentissimo pugno al viso. È il film, purtroppo già visto tante altre volte, di una violenza senza senso, ingiustificata, frutto di una rabbia senza controllo riversata su chi lavora tutti i giorni per curare il prossimo.
L’aggressione è avvenuta ieri sera (3 gennaio) alle ore 20.30 circa, nel pronto soccorso dell’ospedale stabiese ad opera dei parenti di un paziente assistito nella sala dei codici gialli/rossi per problemi respiratori. È bastato un semplice invito rivolto ai numerosi familiari presenti a spostarsi in sala d’attesa per consentire al personale di assistere gli ammalati per far scattare la furiosa reazione.
Conseguenze dell’aggressione, la frattura dell’incisivo superiore destro mediale, l’infrazione delle ossa nasali, una ferita lacero contusa al labbro superiore, suturata con un punto riassorbibile, una vistosa tumefazione al lato destro del volto, una lombalgia post traumatica e un severo stato di agitazione psicomotoria. La prognosi è di 25 giorni salvo complicazioni.
Sul posto sono accorse immediatamente le forze dell’ordine, allertate dal personale di direzione medica prontamente intervenuto sul posto in seguito alla comunicazione. Sono al momento al vaglio degli inquirenti le immagini del sistema di videosorveglianza per risalire agli autori dell’aggressione.
Il direttore generale dell’Asl Napoli 3 Sud Giuseppe Russo e il direttore di presidio Massimo Maiolo esprimono tutta la propria solidarietà e vicinanza alla vittima dell’aggressione “Siamo stanchi delle violenze – dice il direttore generale Russo – chiediamo l’immediata attivazione del drappello di polizia all’interno del presidio. Arrivati a questo punto la militarizzazione degli ospedali è l’unica strada percorribile. Ogni giorno gli operatori sanitari raggiungo il posto di lavoro per curare e non certo per rischiare la vita. Naturalmente, nel percorso giudiziario che seguirà questo atto di violenza, come azienda ci costituiremo parte civile”.