mercoledì, Dicembre 4, 2024
spot_img
spot_img
spot_img

I PIÙ LETTI DELLA SETTIMANA

ARTICOLI CORRELATI

Necropoli dell’età del ferro emersa durante lavori per stazione elettrica nel Sannio

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (Sabap) per le province di Caserta e Benevento ha presentato al Comune di Amorosi (Benevento), nel corso di una conferenza stampa, l’eccezionale rinvenimento di una necropoli di epoca preromana nel comune della Valle Telesina, caratterizzata da ricchi corredi funebri. La necropoli è stata rinvenuta in occasione delle attività di indagine preventiva e di scavo archeologico nell’area in cui sorgerà la futura stazione elettrica di Terna spa, funzionale alla connessione alla Rete elettrica di Trasmissione Nazionale della Rete Ferroviaria Italiana per l’Alta Velocità “Napoli-Bari”, nello specifico della tratta “Frasso Telesino – Telese”. L’intervento di Terna comprende complessivamente anche la realizzazione di una seconda stazione elettrica, nel comune di Telese Terme, e i collegamenti delle nuove stazioni con la rete di distribuzione locale oltre quelli tra le stesse. All’evento hanno preso parte Carmine Cacchillo, Sindaco di Amorosi, il deputato di Forza Italia Francesco Maria Rubano, il Soprintendente per le province di Caserta e Benevento Gennaro Leva, Andrea Martelli, funzionario Archeologo della Soprintendenza, Michela Frapporti, Responsabile Unità di Archeologia in Sviluppo Progetti di Terna, e il Responsabile Unità di Autorizzazioni e Concertazione Centro Sud Area Tirrenica di Terna Chiara Pietraggi. Il rinvenimento dell’estesa area archeologica nelle vicinanze del fiume Volturno è dunque avvenuto durante la verifica preventiva dell’interesse archeologico nell’ambito del processo di progettazione dell’opera, condotta dalla committenza Terna con la direzione scientifica della Soprintendenza di Caserta e Benevento; sulla base delle evidenze riscontrate durante la prima fase di cantiere, sono stati avviati scavi archeologici più estesi per la verifica della consistenza e della conservazione del contesto archeologico. Seppure lo scavo del sito abbia messo in luce vari livelli di frequentazione, dall’epoca preistorica fino all’età tardo antica, le evidenze archeologiche meglio conservate riguardano la grande area funeraria, attestata fra le fasi finali dell’età del Ferro e l’avanzato periodo orientalizzante (terzo quarto del VIII – seconda metà/fine del VII sec. a.C.).

Sono state scavate complessivamente 88 sepolture su una superficie di circa 13.000 metri quadrati. I contesti erano riferibili alla cosiddetta “Cultura delle tombe a fossa” che caratterizza la Campania interna prima dell’emergere dei Sanniti. I corredi funerari presentavano differenze di genere, nelle tombe maschili erano presenti armi, mentre in quelle femminili ricche parure composte da oggetti di ornamento in bronzo come fibule, bracciali, pendagli, elementi in ambra e osso lavorato. Nei corredi ricorrevano anche grandi quantità di vasi di forme differenti, spesso impilati gli uni sugli altri, deposti generalmente ai piedi del defunto in uno spazio riservato. Alcune sepolture si distinguevano poi per caratteri di eccezionalità con la presenza di oggetti di particolare prestigio, come un grande cinturone in bronzo riccamente decorato o vasi in bronzo laminato che richiamano le sepolture di rango principesco attestate in Campania in epoca orientalizzante. L’elemento di maggiore monumentalità è costituito però da due grandi sepolture a tumulo caratterizzate dalla presenza di imponenti circoli dal diametro di circa 15 metri che erano certamente pertinenti ad esponenti dell’élite della società dell’epoca. Vista l’importanza dei rinvenimenti, la Soprintendenza ha chiesto il sostegno di Terna Spa per l’avvio di un vasto progetto di studio e documentazione delle scoperte emerse, avvalendosi di professionisti ed esperti che hanno svolto attività di microscavo delle terre interne ai contenitori recuperati e di restauro preliminare dei materiali, di analisi antropologiche dei resti ossei e di analisi archeobotaniche dei terreni.”L’integrazione dell’archeologia preventiva nei diversi livelli di progettazione – ha spiegato il Soprintendente Leva – parte da un attento studio del territorio già dalle primissime fasi di fattibilità e fino alla realizzazione dell’opera e alla restituzione al territorio di manufatti, informazioni, documenti e conoscenze che sono patrimonio di tutti. Il caso di Amorosi è un esempio concreto della proficua e sinergica collaborazione tra committenza ed Enti coinvolti nell’importante processo autorizzativo” ha concluso.

 

I PIÙ POPOLARI

This site is protected by wp-copyrightpro.com