domenica, Maggio 19, 2024
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Preferenze vendute a 30 e 20 euro: arrestati in 7 per voto di scambio

Dalle prime luci dell’alba i carabinieri della compagnia di Torre Del Greco stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare (sei arresti in carcere e uno ai domiciliari) emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea a carico di 7 persone. Gli indagati sono ritenuti gravemente indiziati di scambio elettorale politico-mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e di detenzione e porto in luogo pubblico di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare i clan Fusco-Ponticelli e De Micco-De Martino.

LA “TARIFFA” – Trenta euro a voto per la prima tornata elettorale e venti per il ballottaggio: questo il tariffario della compravendita delle preferenze a Cercola in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2023. E’ emerso nell’ambito di una indagine dei carabinieri e della Dda (pm Henry John Woodcock e Stefano Capuano) su una serie di episodi di voto di scambio politico-mafioso documentati nel comune vesuviano. Tra gli arrestati figurano la figlia di un boss ergastolano, all’epoca dei fatti rappresentante di lista, una candidata legata da vincoli di parentela al clan De Micco, suo fratello, consigliere in una municipalità di Napoli, e anche loro padre. Le elezioni finite al centro delle indagini sono le amministrative del 14 e 15 maggio 2023, quindi del successivo ballottaggio del 25 e 26 maggio dello stesso anno.

LE ACCUSE AGLI ELETTORI – Comprano i voti per essere eletti ma quando scoprono che la tornata elettorale è andata male fanno i moralisti e contestano agli elettori di avere promesso il consenso e intascato denaro da più di un candidato. Emerge anche questo nell’ambito dell’indagine dei carabinieri e della DdA di Napoli sul voto di scambio politico mafioso a Cercola. Sette le persone arrestate nei quartieri Ponticelli e San Giovanni a Teduccio di Napoli e in località Caravita di Cercola. Nella conversazione intercettata dai militari della Sezione Operativa di Torre del Greco e di Cercola, a parlare sono alcuni indagati che avevano impegnato qualche migliaio di euro per accaparrarsi i voti: si lamentano del fatto che ciononostante per loro era andata male: “Se li sono comprati i voti… hanno i soldi e comprano…”.

CHI SONO – Figurano anche un consigliere della municipalità 6 di Napoli e la figlia di un boss ergastolano, all’epoca rappresentante della lista “Europa Verde”, tra le sette persone arrestate oggi dai carabinieri. Nessuno degli arrestati ricopre incarichi nell’amministrazione comunale di Cercola; uno, però, Sabino De Micco risulta essere consigliere della Municipalità 6 di Napoli. Tra gli arrestati figura Antonietta Ponticelli, all’epoca rappresentante della lista “Europa Verde” ma soprattutto figlia dell’ergastolano Gianfranco Ponticelli, quest’ultimo ritenuto a capo dell’omonimo clan. E’ stata proprio lei ad attirare l’attenzione della Polizia Locale che poi inoltrato una segnalazione: la donna, infatti si è presentata con decine di deleghe per ritirare una trentina di tessere elettorali di cittadini che ne avevano dichiarato di averle smarrite. La Ponticelli risultava già condannata per associazione a delinquere di tipo mafioso e per questo interdetta dai pubblici uffici e privata del diritto di elettorato. La sua nomina a rappresentante di lista, quindi, non poteva che essere falsa, come poi hanno documentato gli accertamenti. Arresto anche per la candidata consigliera comunale, Giusy De Micco (all’epoca iscritta nella lista Europa Verde), che con l’aiuto del clan “Fusco-Ponticelli” e con la collaborazione criminale di alcuni suoi parenti ritenuti legati al noto clan “De Micco-De Martino”, si è accordata con la camorra di Cercola e dell’area orientale di Napoli (con il clan Mazzarella): attraverso il padre e il fratello (Giovanni De Micco e Sabino De Micco, entrambi arrestati), avrebbe versato 1800 euro in cambio di un pacchetto di voti. Gli arresti in carcere sono stati notificati a Giuseppina De Micco, 50 anni, Sabino De Micco, 25 anni, Giusy De Micco, 30 anni, Antonietta Ponticelli, 43 anni, Salvatore Capasso, 45 anni, e Pasquale De Micco, 51 anni. Domiciliari invece per Giovanni De Micco, 75 anni. Le indagini inoltre hanno consentito di fare piena luce sul cartello camorristico “Mazzarella-De Micco-De Martino-Aprea”, che opera nei quartieri Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio di Napoli. Documentati dai carabinieri anche episodi di corruzione elettorale nel 2020 ad opera del clan De Luca Bossa-Minichini e il pestaggio di un pregiudicato del quartiere Caravita di Cercola, accusato di avere acquistato voti per un candidato al consiglio regionale della Campania senza avere versato una tangente alla camorra.

“DEMOCRAZIA ALL’ASTA” – “Sono clan pervasivi, senza ideologia, senza interesse politico, il loro unico interesse è infiltrarsi per trarne vantaggi: a Cercola la democrazia era all’asta”. Così il colonnello Andrea Leo, comandante del reparto operativo nucleo investigativo provinciale di Napoli, e il colonnello Grimaldi Pantaleone comandante del gruppo dei carabinieri di Torre Annunziata, nel corso della conferenza stampa indetta dal procuratore di Napoli Nicola Gratteri dopo gli arresti eseguiti dell’ indagine della DDa sul voto di scambio politico-mafioso a Cercola. Questo atteggiamento, hanno detto ancora i due ufficiali, “si è evidenziato con il controllo nei seggi elettorali per la verifica dell’accordo di compravendita del voto”. Un controllo esercitato, è stato evidenziato anche grazie alla doppia veste di alcuni rappresentanti di lista che, è stato spiegato, “erano anche rappresentanti delle organizzazioni criminali”. E quanto, malgrado l’esborso di denaro per comprare voti, l’esito elettorale è stato a loro avverso, i clan “hanno anche cercato di avvicinare il vincente, ma non risulta se è il contatto ci sia stato o meno”, hanno concluso i colonnelli Andrea Leo e Grimaldi Pantaleone.

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